Popolo affascinante, gli inglesi. Se a Londra ti guardi in giro, li vedi passare silenziosi, cheti, rispettosi. La gente del the alle cinque, la gente beneducata per antonomasia. L'"english self-control". Evidentemente, però, sotto queste parvenze, anche il loro sangue ribolle. Repressi, ecco cosa sono. E quindi è naturale che ogni tanto perdano il loro savoir-fare e diventino, per esempio, il primo popolo a giustiziare il proprio sovrano (Carlo I) durante una rivoluzione. Oppure, se preferite, quello che tirò fuori dal cappello il "crust punk", nato nei primi anni Ottanta dalla fusione di hardcore punk e metal estremo. Questo genere musicale porterà al Grindcore, che ne è un'ulteriore estremizzazione. Tra i gruppi fondamentali che resero possibile questa transizione, vanno annoverati gli Extreme Noise Terror, che con "A Holocaust In Your Head" (1989) realizzano un disco emblematico del loro sottogenere: il "crustgrind".

Se vi aspettate virtuosismi o assoli da masturbazione, non ponetevi all'ascolto di questo lavoro: a investirvi sarà un concentrato puro e selvaggio di violenza sonora. I due cantanti degli ENT, Phil Vane e Dean Jones, si spartiscono mirabilmente la scena, alternando urla straziate a grugniti furiosi. In sintesi, uno fa "AAAAH!", l'altro fa "UUURGH!". La produzione non è certo di alto livello, il che in realtà è un bene, poiché conferisce al disco quel tocco di grezzume in più, amplificando paurosamente le chitarre e soffocando la batteria, che alterna le tecniche del Blast Beat e del D-beat.

Naturalmente, "A Holocaust In Your Head" presenta alcune pecche. In primis, è un prodotto destinato agli appassionati del genere: eccezion fatta per alcuni momenti (l'intro di basso a "Bullshit Propaganda", i devastanti riff che sovrastano il sample parlato in "Murder"), il sound del disco si mantiene costante, e a un ascoltatore non avvezzo al crust le tracce potrebbero parere "tutte uguali". Inoltre, molti storceranno il naso per l'ultimo brano, "If You're Only In It For The Music", vera e propria stroncatura di "Milk", degli Stormtroopers Of Death (ricalcandone anche l'intro).

In conclusione? Un disco rozzo ed esagerato. E un lavoro da ascoltare, sia per chi sia interessato agli albori del Grindcore, sia per chi voglia semplicemente farsi stuprare le orecchie con piacere.

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