Tra i meno considerati, tra i più discussi sul web, autore di un successo che fatica ad arrivare e forse è meglio così. Fabrizio si ritrova a 34 anni a dover gestire una vena artistica irrefrenabile e una casa discografica che sembra non azzeccare una scelta, disperso tra tanti artisti validi e non, all'interno di un mercato che sembra non essere il suo più grande obiettivo ma neanche l'ultimo. Esce il 5 giugno 2009 con questi ingredienti sullo sfondo l'ep del Moro che porta il nome "Barabba".
Barabba è un personaggio presente nei vangeli che rappresenta colui che riesce a spuntarla sempre a discapito dei più deboli e indifesi, da chi governa a chi ti rassicura con un falsissimo "nun te preoccupà ce penso io". Possiamo dire che Barabba è ovunque in mezzo a noi e con i tempi che corrono c'è sempre bisogno di qualcuno che, tramite la magia della musica, ci rinfreschi le idee ed aiuti la gente anche con semplicità ad aprire gli occhi.
In questo lavoro Fabrizio spezza con il passato mantenendo comunque un filo conduttore con l'essenza del cantautorato che lo aveva ispirato alle origini. Il lato acustico viene fuori dolcemente senza banalità, anzi con ricercatezza e scrupolo vengono creati degli ambienti sonori profondi e sinceri che si sposano perfettamente con i concetti espressi dalle parole sempre misurate e mai inutili. L'aspetto sonoro è arricchito dalla varietà di strumenti utilizzati che condiscono con allegria ogni brano, distribuendo quel senso di pienezza e vitalità in ogni parte dell'opera.
Si aprono le danze con "il peggio è passato", una power-ballad malinconica e liberatoria, c'è un momento nella nostra vita, soprattutto nella nostra adolescenza, in cui si è convinti di poter cambiare il sistema: è un fatto positivo, perché in questa convinzione si trova la forza per crescere. Una volta cresciuti, però, arriva un momento ancora più importante: la consapevolezza. Ci si accorge che certe cose non cambieranno mai. Allora ci si concentra su se stessi e ci si rende conto che la cosa che conta davvero è il nostro piccolo spazio, gli affetti più cari, il rapporto col prossimo, la partita in tv con gli amici di sempre, le piccole cose che con tanti sacrifici hai comprato... L'amore!
La seconda traccia si intitola "sangue nelle vene" ed è una dedica a tutti coloro che meritano rispetto per l'impegno che mettono nel vivere anche con poco sangue ormai nelle vene, "a chi lotta a pugni chiusi contro un muro di cemento ed è convinto che prima o poi cadrà...a chi è nato uomo ma si sente donna e se ne frega del pensiero della società!" un inno alla vita.
"Barabba" invece è la title-track che non delude e anzi convince ad ogni ascolto, ironia e sbeffeggiamento nei confronti del governo impazzano, odio verso un'Italia che sta uccidendo la meritocrazia esaltando a più non posso ogni forma di raccomandazione... e i Barabba continuano a spuntarla.
Il primo singolo in rotazione radiofonica è "il senso di ogni cosa", un inno d'amore semplice e dichiaratamente dedicato alla ragazza che lo trasformerà in Papà in cui i versi si adagiano giustificatamente sdolcinati su un romanticissimo e azzeccato violino.
Secondo Fabrizio la gente oggi non ha più il coraggio di prendere le decisioni importanti e questa caratteristica penalizza molto il futuro di ogni individuo che si chiude così sempre di più alle sconfitte e alle delusioni causate dalla scarsa personalità... tutto ciò viene descritto con grinta e rabbia ne: "Il momento giusto" il pezzo più ritmato del disco.
"Melodia di giugno" è un pezzo commovente in cui si ha la sensazione che il passato scivola via con amarezza e irrefrenabile certezza... lo spiraglio di luce si apre quando ci si rende conto che dalla vita passata possiamo individuare la ricetta per capire meglio il futuro.
Fabrizio Moro mette la firma su un lavoro sopraffino che vale sicuramente i 10 euro che costa.
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