Finisce in trionfo, con la folla in delirio e Mike Patton che esce abbracciato al piadinaro dei giardini.
Ma come si è potuti giungere ad un simile epilogo, con l’uomo della “Piadina Romagnola” che saluta il pubblico festante? Cominciamo dal principio.
Io e il mio amico Paolo arriviamo ai Giardini Margherita intorno alle 21,15.
- Non c’è mica tanta gente... - commentiamo subito, poi, mezz’ora dopo, siamo tutti pressati come sardine.
Sale sul palco Michelone per sistemare tutti i suoi zavagli. Tra la folla si muove qualcuno che brandisce uno spazzolone del cesso (noi vediamo solo lo spazzolone) e lo terrà alzato, a svettare su tutti, almeno per un quarto d’ora. Mi sto domandando ancora perché.
A questo punto salgono anche gli altri tre Fantômas ed il concerto si apre con l’incipit di “Delirium Cordia”. L’esecuzione è perfetta, però il pubblico fa un gran casino e la maestosità ed il sapore liturgico della musica si perdono tra le urla e i “Ma che cazzo è?!?” di alcuni scalmanati.
La prima impressione è che “Delirium Cordia” potrebbe esprimere al meglio il suo potenziale in teatro, ascoltato in religioso silenzio.
Non è certo per questo motivo che i quattro sul palco nella successiva mezz’ora devastano la platea con un assalto sonoro schizoide e parossistico. Da “Director’s Cut” estraggono “Cape Fear” e “Twin Peaks”, il resto è tutto dal loro primo omonimo CD, noto anche come “Amenza al Mundo”; nel mezzo Patton accenna schegge de “Il cielo in una stanza”, “That’s Amore” e “Malafemmena”. Qui si chiude la prima, strepitosa parte del concerto.
Una brevissima pausa, poi eccoli di nuovo sul palco per altri 40 minuti. Ancora lunghi estratti da “Delirium”, i momenti più riflessivi della serata, questa volta gustati appieno grazie anche ad un pubblico più attento; poi ancora la schizofrenia di “Amenaza” e una “Ave Satani” tritatutto.
A livello tecnico l’esecuzione live dei Fantômas è esattamente identica alle loro incisioni, di una precisione chirurgica. Qui però ci sono in più tutta la furia e l’adrenalina che solo i live sanno dare.
I Fantômas sono una macchina ben oliata i cui ingranaggi girano a meraviglia. Dave Lombardo manda tutti in estasi ogni volta che muove un braccio, King “Telespalla Bob” Buzzo è lì, con tutti i suoi capelli e già questo basta a dare un senso alla serata. Al suo fianco c’è quel mostro di tecnica che risponde al nome di Trevor Dunn. Tutti concentrati al 200% per offrire una prestazione di grande qualità e trascinare gli spettatori in quell’atmosfera così unica che solo questo gruppo sa evocare.
Quanto a Mike Patton, è addirittura superfluo parlare del suo enorme carisma, dell’espressività e intensità del suo canto, del suo modo di “stare” sul palco. Chi lo conosce sa già tutte queste cose, gli altri vadano al più presto a vedere una sua esibizione!
È semplicemente un grande. Punto.
Parliamo invece di come, dopo uno sproloquio su “Bologna la grassa”, Michelone si sia rivolto ai tipi del furgone della piadina romagnola per chiedere una piada alla salsiccia.
È il momento dei bis: “Chariot Choogle”, “Experiment in Terror” e l’immancabile “Simply Beautiful”; oramai siamo allo svacco.
Ecco il gran finale. Il piadinaro sale sul palco per elargire l’agognata cibaria al nostro eroe, che con entusiasmo, tra un sorso di birra e un morso alla piada esclama “Ohhh, una bella piadina piena di merda!”. A questo punto si può chiudere in gloria, le note sono quelle pesantissime di “Der Golem”, Patton è un invasato e alle sue spalle il piadinaro, ad occhio un onesto signore tra i 50 e i 60, si dimena facendogli il verso.
Meraviglioso.
Carico i commenti... con calma