Nessuno si ricorderà mai di me ed è per questa ragione che ringrazio chiunque mi abbia offerto la possibilità di lasciare la mia testimonianza. Tutti sanno che accanto a J. F. Kennedy c'era sua moglie Jackie, Anita accanto a Garibaldi, Aspasia a Pericle e via dicendo. In pochi sanno che io sono stata la sposa di Fedor Michailovic Dostoevskij. E non solo. Se non fosse stato per me, oggi nessuno di voi avrebbe auto modo di leggere alcuni suoi capolavori. E' vero, "Prestuplenie i nakazaine - Delitto e castigo" nacque già prima del mio arrivo, ma non so se avrebbe mai veduto la luce "Igrok - Il giocatore" se il pomeriggio del 4 Ottobre 1866 non mi fossi recata nella sua casa per lavorare come stenografa. Entro il 29 dello stesso mese era già tutto finito, il romanzo e il mio lavoro di stenografa intendo dire. Ci sposammo nel febbraio dell'anno successivo ma non voglio annoiarvi con le solite lamentele di come sia difficili vivere con un genio, di quanto pesassero quei vent'anni di differenza. Sono qui per parlarvi di quello che successe dopo.

Fra il settembre 1867 e il gennaio 1869, lui partorì "Idiot - L'idiota". Una piccola parte fu elaborata anche in Italia, a Firenze di preciso, in una palazzina in piazza Pitti. Originariamente la storia era tutt'altra, infatti al centro della trama c'era una famiglia di proprietari terrieri in rovina che spera di riscattarsi finanziariamente attraverso il matrimonio della figlia Masa con un ricco uomo. Gli atri due figli sono invece il "Bello", adorato dalla madre, e "l'idiota", disprezzato da tutti. Ci sono numerosissime differenze contenutistiche fra la prima stesura e l'attuale romanzo ma rischierei di essere prolissa.

Qualcuno di voi avrà avuto modo di dare un'occhiata ai suoi appunti: fra disegni e scarabocchi scorre una eterogenea ma compatta riflessione, come un comizio privato. Un'occhiata sono riuscita a strappargliela e ho saputo per prima cosa fosse scritto. Il protagonista è il principe Myskin, erede ultimo di una gloriosa dinastia decaduta, un uomo dalla bontà cristica che torna in patria dalla Svizzera, a seguito di alcune cure ad una malattia nervosa. Durante il viaggio, conosce Rogozin, un giovane ribelle che ritorna a casa per raccogliere l'eredità paterna con la quale vuole convincere la bella e ricca Nastasja Filippovna a sposarlo.

Giunto a Pietroburgo, il principe si reca da alcuni parenti alla lontana, la famiglia Epancin e scopre che Ganja, segretario del capofamiglia, vuole sposare Nastasja per la sua dote, lasciatale da un passato amante. La sera stessa Myskin prende parte alla festa di compleanno della stessa Nastasja e, per sottrarla alle pretese umilianti di Rogozin e Ganja dichiara di volerla sposare. La donna però fugge con Rogozin. Frattanto ad innamorarsi di Myskin è una figlia del generale Epancin, Aglaja, ma il principe sceglie nuovamente di inseguire Nastasja che, sentendosi indegna di lui si abbandona ancora a Rogozin. Costui capisce il motivo che ha spinto Nastasja a ritornare da lui e colto da un raptus di follia la uccide. Dinanzi al cadavere della donna e al corpo inerme di Rogozin, Myskin cade in un'irreversibile pazzia.

Mi chiesi come avesse fatto a creare dei personaggi così reali. Poi capì che, in verità, lui non aveva creato un bel nulla. Tutti i suoi personaggi sono un nome e un punto di vista. Mi piacerebbe descriverli tutti ma l'inchiostro e già quasi finito, per cui posso soltanto parlarvi dei tre essenziali. La parola russa "Idiot" vuol dire sì "stupido" ma anche "malato, compromesso da un morbo". Ecco il principe Myskin. Per tutto il romanzo, i personaggi inquadreranno i suoi stravaganti comportamenti come la conseguenza della malattia ("...E se lo stesso Schneider fosse arrivato ora dalla Svizzera per visitare il suo antico discepolo e paziente avrebbe fatto con la mano un gesto di scoraggiamento e avrebbe detto come allora -Idiota!-.").  Il principe Myskin è l'innocenza: sin dalle prime pagine, nel modo in cui confessa allo sconosciuto compagno di viaggio tutta la sua vita, si comprende la sua ingenuità, come un bambino privo di qualsiasi esperienza o che non è riuscito a farne frutto e la sua estrema generosità sembra non prendere in considerazione la cattiveria del mondo. Rogozin e Nastasja costituiscono il nucleo d'opposizione al protagonista. Rogozin si qualifica per il suo orgoglio smisurato e demoniaco e la ferrea volontà di sposare la donna è connessa ad un meschino potenziamento dell'ego, come dimostra la chiara intenzione di volerla letteralmente comprare. Nastasja porta con sé il trauma di un'adolescenza infangata e umiliante, essendo stata la "mantenuta" di un uomo molto più grande di lei per diversi anni. L'abbandono a Rogozin, che dapprima potrebbe sembrare l'occasione del riscatto, è invece indice di una indomabile tensione verso il male. I richiami a "I demoni" si sprecano.

Anche "L'idiota" è un romanzo policentrico, in contrapposizione alla tecnica narrativa del connazionale Tolstoj. Ogni personaggi si delinea nel corso della narrazione per contrasto con un terzo, in una continua operazione maieutica, per poi incontrarsi tutti in un determinato momento dell'opera. Qui è il caso della già citata festa di compleanno di Nastasja Filippovna. Durante la festa, un invitato propone un gioco: ognuno deve raccontare la cosa peggiore che abbia mai fatto in vita sua. Non ho mai conosciuto qualcuno che sapesse parlare del male come faceva lui. Il dibattito sulla morale che emerge non è mai sterile, si rinnova continuamente in un serrato contrasto fra morale comune e etica personale. Quel tizio statunitense... Allen?... non so come avrebbe girato "Crimini e misfatti" senza la lezione di mio marito. 

Non vi affannate, lettori, a trovare un'interpretazione univoca dell'opera. La quantità di argomenti sui quali riflette è vastissima (L'apocalisse, la cronaca di quei giorni passati, la politica, il suicidio...). Ma soprattutto non cercate di imbrigliarlo in una definizione. La Siberia raffreddò in lui la fervente passione del socialista, l'adesione all'ortodossia religiosa e il nazionalismo slavofilo che lo portò a considerare la Madre Russia come la pacificatrice del mondo non furono mai elementi totalizzanti della sua scrittura. In "L'idiota" come in tutti suoi scritti bastano il suo stile indecifrabile, la sua ironia cosmica, l'umanità dei personaggi. Senza di lui, autori come la vostra Deledda, o Thomas Mann o Andre Gide non avrebbero prodotto i loro capolavori. Senza di lui non avrei avuto davvero niente da dire.

Anna Grigor'evna Snitikina

Carico i commenti...  con calma