Federica Orsida è una scrittrice di "romanzi di consumo", di quei romanzi che raggiungono una vasta diffusione ma sono privi delle qualità codificate dalle più consolidate convenzioni estetiche. La diffusione dei romanzi di consumo è dovuta alla crescita di un pubblico non educato secondo i modelli tradizionali della formazione letteraria, costituito da lettori più attratti dalle vicende narrate che da date suggestioni estetiche.

"La nostra storia", di Federica Orsida, è un'opera di "letteratura di consumo". "Letteratura di consumo" indicherebbe - scrisse lo storico e critico letterario Giuseppe Petronio- "il fenomeno [...] per cui fatti di contenuto e fatti di forma (temi, personaggi, moduli narrativi, lingua, stilemi) si diffondono, si banalizzano, diventano fatti di costume e di moda, perdono di intensità e di tensione, vengono costruiti in serie, in modi industriali.".

Come tutte le opere di consumo, "La nostra storia" è un'opera finalizzata al raggiungimento di uno scopo che non è quello di assurgere alla condizione di arte, bensì dell'incontro con i gusti dei consumatori. Tradizionalmente, alla letteratura di consumo vengono associate, da un punto di vista stilistico, la semplicità di scrittura e la funzionalità di quest'ultima alla trama. Per "La nostra storia", ad esempio, la sintassi è stata sacrificata sull'altare dei contenuti stucchevoli; il vocabolario utilizzato è limitato; non si rinvengono nell'opera periodi complessi ed il linguaggio è unicamente veicolo della narrazione. I fattori non riguardanti direttamente il succedersi delle azioni e l'intrecciarsi delle vicende (digressioni, introspezioni psicologiche, decorazioni formali, descrizioni etc) e che in più appesantirebbero l'opera, rendendola indigesta ad una buona fetta di lettori, sono stati pressoché  ignorati. Essendone state trascurate le caratterizzazioni, i personaggi della storia risultano stereotipati e definiti in base ad elementi molto generali.

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