Mi mancate troppo, la voglia di comparire di nuovo in home page si è fatta irrefrenabile. Ho bisogno di cedere alla tentazione, di riabbracciare questo simpatico mini-mondo di mascalzoni colti. Mi cogliete tuttavia (anzi, mi faccio cogliere) in un periodo di disimpegno recensorio davvero particolare. Come non mi capitava da sette anni. Sono mesi che non caco fuori nulla e un motivo c'è, anzi sono diversi. Non amo i pezzi troppo incentrati sull'autore, quindi non spiegherò tali motivi. Parliamo di fuffa.

Per darvi un quadro del mio periodo off, vi propongo questo articolo televisivo (si trova su Prime Video). L'ho notato dalla distanza, intravedendo una pioggia di meme incomprensibili sui social. Poi ho iniziato a capire, c'è un programma tv che sta calamitando l'attenzione del cazzeggio nazional popolare. Si chiama LOL e già per lo slang giovanile internettaro potrebbe stare sui coglioni.

Ne ho parlato con un collega e, una volta compresa la dinamica fondamentale, non ho potuto fare a meno di fiondarmici. Ci sono dieci comici (o presunti tali) che devono convivere per sei ore in un teatro: chi ride o sorride viene ammonito e poi espulso. Ovviamente l'occupazione principale dei concorrenti è quella di cercare ogni modo per far crollare le resistenze e i muscoli facciali degli altri.

L'idea è semplice e geniale. L'improvvisazione occupa il giusto, i personaggi sono abbastanza calibrati (si va da Elio a due giovanotti di The Jackal) e le dinamiche puramente comiche si mescolano alla continua immedesimazione dello spettatore nei concorrenti. Quindi da casa oltre a ridere di gusto si soffre un po' con i partecipanti che fanno facce e smorfie di dolore nel tentativo di non crollare. Inoltre, la ricerca a tutti i costi della risata altrui porta a uno sforzo performativo notevole, con un profluvio di trovate e giochi, volgarità e tocchi più fini, tip tap e personaggi grotteschi. Monna Lisa (Elio) con quattro braccia e Posaman. Impagabili le espressioni dei malcapitati che non possono ridere di fronte a cotanta creatività.

La formula funziona, il prodotto è calibratissimo per i tempi che viviamo: grande attenzione al mondo social, disimpegno e sintesi, un mix generazionale tra veterani e novelli pieni di entusiasmo (ma meno tecnica, vedi Matano). Una sorta di reality show molto conciso e a tema, che mescola l'incuria formale e l'improvvisazione inevitabile del genere in purezza ad alcuni momenti più strutturati e preparati, dove il trash è studiato e non di rado memorabile.

Se vogliamo fare un attimo i seriosi, il prodotto funziona anche per un linguaggio decisamente più sincero e a tratti volgare rispetto alla media della tv. Il turpiloquio si fa notare, senza tuttavia eccedere. Questo non è necessariamente un pregio, ma in questo caso sì: complice la distribuzione online, risulta fattore chiave nel dare un senso di intimità amicale, di annullamento di quel fastidioso velo di ipocrisia della televisione. Via le maschere, via il bon ton, spassiamocela. Una goliardata senza troppe pretese (ma più curata di quanto si possa pensare, anche nel montaggio asciuttissimo) per passare qualche ora in serenità, senza freni ma senza diventare grevi.

Io l'ho divorata in una sera. Senza rimpianti.

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