Francesco e Marta fanno coppia sia nella vita che nella carriera. Si occupano entrambi di ristrutturazione d'interni, insieme al collega Paolo, finché Francesco viene contattato dall'ambasciata turca: una vecchia zia, da anni trasferitasi ad Istanbul, gli ha lasciato in eredità un hamam, un bagno turco. L'architetto abbandona Roma alla volta della capitale turca con l'intenzione di vendere l'edificio. Viene calorosamente accolto dall'ospitale famiglia del custode Osman, ritrova la voce della zia Anita attraverso alcune lettere, si innamora del figlio Mehmet, e il soggiorno ad Istanbul si tramuta in un trasferimento definitivo. Intende riaprire al pubblico l'hamam, e proprio mentre ha avviato il progetto di restauro viene raggiunto da sua moglie Marta. La donna, avendo stretto una relazione con il comune collaboratore, porta con sé il carteggio per il divorzio, ma un evento inaspettato muterà le sue decisioni.
Nel 2008, dal 4 al 12 dicembre, il MoMa (Museum of modern art) di New York, ha tributato una retrospettiva al regista turco, naturalizzato italiano, proponendo al pubblico l'intera filmografia. In Italia, Ferzan Ozpetek è passato alle luci della ribalta soltanto a partire dal terzo lungometraggio, "Le fate ignoranti", per cui un ritorno al passato, un Ozpetek prima di Ozptetk, potrebbe risultare interessante. D'altronde se ne sono lette delle più disparate sulle sue opere, i critici contrari ma indulgenti, in riferimento a "Un giorno perfetto", presentato a Venezia, l'hanno definito un "regista non da festival", per sottolineare il carattere più emotivo che tecnico delle sue pellicole, altri lo elogiano senza riserve. Dunque partiamo dall'inizio. Era il 1997 quando la Sorpassofilm decise di finanziare l'opera prima di un regista esordiente. Il ruolo del protagonista finì nelle mani di Alessandro Gassman, che all'epoca aveva all'attivo già un discreto numero di apparizioni cinematografiche, quello di Marta viene invece attribuito a Francesca D'Aloja, sconosciuta ai più ma sa sempre attiva nel mondo del cinema in qualità di attrice, regista, sceneggiatrice.
Si comincia con una breve ma efficace illustrazione della coppia. Piccolo borghesi reciprocamente indifferenti, sempre pronti alla lite (Anche per motivi idioti) e ad un passo dalla fine. L'attenzione si sposta gradualmente alla parte maschile della coppia. Il viaggio ad Istanbul di Francesco e l'approccio ad una cultura estranea si carica di molteplici e notevoli significati: l'incontro fra cultura orientale ed occidentale, l'uomo dell'ovest che si sente frastornato dal caleidoscopio di odori, sapori e colori della Turchia, il lento abbandono all'estasi omoerotica. E già qui viene proposto uno spunto. L'occidente vanta livelli di emancipazione altrove sconosciuti ma ancora non è libero da quel malessere senza nome che invece, nella "retrograda" Turchia (Dove ancora non si facevano avvertire le spinte rivoluzionarie del nostro tempo) sembra assente. In occidente l'omosessualità si confina in un ghetto, in oriente trova nel bagno turco, dove le donne e gli uomini sono rigorosamente divisi, un mondo a sua completa disposizione. Ma forse parlare di omosessualità potrebbe risultare riduttivo. La casta degli uomini infatti è l'unica libera di fare ciò che vuole con il proprio sesso, di viverlo senza la necessità di un'etichetta, e Francesco si immette in questa ottica sin da principio, respingendo la sorella di Mehmet e preferendole quest'ultimo.
Lungi da ogni atteggiamento misogino, c'è spazio anche per la donna. Marta tradisce Francesco perché infastidita dalla componente femminile in lui, Marta resta affascinata da Francesco perché attratta dalla componente femminile in lui. Cambia soltanto lo scenario, Roma prima Istanbul poi. L'evento che cambierà la vita ad entrambi, e che con non poche difficoltà evito di svelare per tutti quelli che mirano dritti al finale, come se un film fosse una maratona, determinerà una svolta: Marta rimpiazza Francesco, si cala a pieno in una realtà diversa che alla scoperta dell'omosessualità del marito l'aveva disgustata. La zia Anita, presente con le sue lettere, scandisce il ritmo della narrazione, inizia il pubblico ad una nuova scena e i personaggi ad una nuova dimensione, con una costante: la ricerca dell'uomo in una giungla di sentimenti contrastanti, capaci di trasmettergli forza vitale e al contempo rivelargli quanto sia fragile.
Un debutto felice, lontano dai fasti futuri di cui tuttavia costruisce le premesse.
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