La prima sensazione è quella di sentirsi travolti da una cascata di dolcissimi suoni.

Così inizia l'omonimo ep dei Floral, band math-rock californiana che debutta con un sound vivace e spettacolare, nonchè tecnicamente sbalorditivo. " Aquarius theatre " introduce l'album con una serie di note e riff suonati alla velocità della luce dal chitarrista Nate Sherman, con Ty Mayer che alla sezione ritmica cerca di seguirlo con altrettanta frenesia ed entusiasmo. Una opening track di impatto notevole, particolarmente vivace e al tempo stesso sorprendentemente melodica e piacevole. Questa prima impressione viene confermata con le tracce successive: " Balancing act " rallenta leggermente il ritmo a favore di una struttura musicale meno diretta e più sbilanciata e irregolare, ma altrettanto efficace. Il resto dell'album segue il solito canovaccio, anche se il tutto non risulta mai scontato e ripetitivo ( anche grazie alla breve durata del progetto ). Due le vette assolute: la vertiginosa " Cars ", che inzia con un esplosivo attacco di chitarra per poi diventare una entusiasmante gara di velocità tra i due strumenti, e la malinconica " Temple ", perfetta conclusione dell'ep, dove i lamenti sofferti della chitarra di Sherman guidano la batteria di Mayer in una delicatissima danza, senza però che il tutto risulti inutilmente drammatico.

Ascoltando la musica di questo album, sembra davvero di poter sentire, toccare, vivere i radianti colori presenti sulla copertina. La complessità di queste tracce e le sensazioni che riescono a trasmettere sono degne di nota, considerando che la band è composta da solamente due membri.

I Floral sono riusciti a portare una botta di vita ad un genere che ne aveva disperatamente bisogno, trovando un perfetto bilancio tra tecnica e bellezza.

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