Si è conclusa, senza particolari colpi di scena, la terza edizione del talent-show di Raidue, X-Factor.

A vincere, infatti, è stato il pupillo della squadra di Morgan (categoria 16-24 anni), Marco, pompato all'inverosimile fin dalle prime puntate e spacciato come nuovo fenomeno assoluto, che ha vinto a mani basse nonostante una evidente serata no (condizionata probabilmente dall'emozione e dalla paura di vincere) e a dispetto di una prova canora, oggettivamente superiore, del suo avversario Giuliano (una specie di Fausto Leali dei noi artri, solo con una maggiore carica pop-soul), portabandiera dellla categoria 25+, capitanata dall'anonima Claudia Mori (rimpiazzo di superSimo Ventura in questa edizione). C'erano pure le Yavanna, 3 semi cesse elfiche con tanto di orecchie (finte) a punta passate, nel giro di 3 mesi allo status di semi-fighe che però non sono mai riuscite ad incidere e, a dirla tutta, non sarebbero dovute andare oltre la prima puntata (per essere buoni), ritrovandosi invece in finale, come per magia (elfica?), per la gioa dell'imprescindibile dispensatrice di massime filosofiche e assoluto punto fermo del programma, Mara Maionchi.

La finale si è cosi articolata: duetto con un ospite (autore della canzone), cover e inedito. Ad aprire è  Giuliano, che spinge subito il pedale sull'acceleratore con una perfetta interpretazione di "Caruso", molto soul, come a seguito avrà a dire lo stesso Lucio Dalla, rimasto favorevolmente colpito dal duetto col giovane. Sicuramente l'esibizione migliore della serata. A seguire le Yavanna, sconfitte in partenza, alle prese con "Come Mai" di Max Pezzali, tutta appannaggio di quest'ultimo, con le 3 praticamente relegate ai cori. Non poteva fare peggio Marco nel duetto con Alex Britti in "Oggi Sono Io" eppure la sua voce sembra tradire una certa emozione nelle prima battute del brano e, persino nei momenti piu concitati, riesce a farsi scavalcare vocalmente dallo stesso Britti, tra l'altro impegnato a distreggiarsi con disinvoltura alla chitarra.

Non particolarmente esaltante il momento delle cover "solitarie", in cui segnalo solo la buona esibizione delle Yavanna, alla prese con "Zombie", pezzo reso dignitosamente nonostante il rock non sia proprio il loro territorio. Sicuramente un sorta di "riscatto morale", in luce ad obbrobbri passati.

Gli inediti, già passati in rassegna nella puntata precedente, sono sinceramente poca cosa: una carrellata di stereotipi e cose già fatte, già sentite una miriade di altre volte e che difficilmente lascieranno traccia di sè al di fuori del programma, o perlomeno non a lungo termine.  C'è il plagione a Pappalardo delle Yavanna con la patetica "Una Donna Migliore", il pop soul facilotto ultra riciclato di Giuliano con "Ruvido" e la pretestuosa "Dove si Vola" in cui Marco insiste nel trovare il vocalizzio a tutti  i costi o chissà quale improbabile nota, appesantendo, a mio modesto parere, la canzone in sè. Ma nonostante tutto è stato proprio questo suo modo esasperato di interpretare le canzoni a rivelarsi carta vincente per far strada nel pubblico votante, sommato ad un percorso comunque "artisticamente" più interessante, per via delle scelte sempre originali di Morgan, che è riuscito a far destreggiare con disinvolltura il proprio concorrente tra giganti vari come Bowie, Talking Heads ("Psycho Killer" il suo cavallo di battaglia), Beatles, Nina Simone, solo per citare i più importanti.

Vittoria quindi prevedibile ma tutto sommato meritata, anche considerando il  livello generale degli avversari, piuttosto basso: fatta eccezione per Giuliano (che comunque è entrato a programma in corso), c'era ben poco che potesse dargli realmente filo da torcere. Mi viene in mente solo l'adorabile Ornella, con pretese da JLo italiana, per la quale mi sono svenato a mandare sms (almeno due schede da 50 euro son tragicamente state consumate), ingiustamente eliminata durante le prime puntate. Certo è che se un Marco, avesse partecipato a X-Factor 2, in mezzo a giganti come Ambra Marie, Noemi, Enrico, non avrebbe avuto gioco facile, ma tant'è.

Ora lo attende un tour promozionale e un disco di inediti, oltre l'incognita del Festival di Sanremo, visto che, novità di quest'anno, il vincitore ha diritto a partecipare alla famosa rassegna italiana, giunta all'importante soglia dei 60 anni. Considerando la vittoria di Marco Carta nel 59° edizione, è ragionevole pensare che ci sia una qualche speranza anche per Marco. Sarebbe un importante trampolino di lancio. Staremo a vedere.

Concludo con una piccola parentesi sul programma in sè, a mio modo di vedere ben congeniato, un prodotto televisivo ben realizzato a livello di regia e scenografia, il tutto condotto decentemente da Francesco Facchinetti (che cerca di strafare solo durante la presentazione degli ospiti internazionali - imbarazzante ieri con il rapper americano 50 cent, che rimane impietrito ad una sua richiesta di un rap improvvisato), e divertente per via delle oramai proverbiali baruffe tra i giudici di gara e sicuramente meglio di tanti altri programmi della stessa scia; niente a che vedere con il noiosissimo "Amici" di Mario De Filippi et similia. La musica è l'assoluta protagonista.

"Se sei un cantante...in televisione devi andare nell'unico posto in cui sarai ascoltato per quello che fai. Oggi quel posto si chiama X-Factor" Adriano Celentano

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