A meno di un anno dalla sua uscita nelle sale cinematografiche italiane, l'ultimo lungometraggio di Francis Ford Coppola ha già fatto parlare tantissimo. Tanti lo hanno definito come il film più complesso del regista, altri come il più personale e puntualmente ogni volta che vengono fuori queste definizioni, queste pellicole finiscono con l'essere o quelle maggiormente acclamate, oppure le più odiate. Sembra quasi impossibile infatti, non parlare di "Segreti di famiglia" come un capolavoro o come una ciofeca. C'è chi la pensa in un modo e chi nell'altro, con le vie di mezzo che paiono tagliate fuori.

L'ennesimo lungometraggio di Coppola ci racconta la storia di Bennie (Alden Ehrenreich), un giovane marinaio che vuole andare a fondo nella storia della sua famiglia e per questo motivo cerca suo fratello maggiore Angelo (Vincent Gallo), che ormai per rompere qualsiasi legame con il passato si fa chiamare Tetro. Angelo/Tetro vive con la compagna Miranda (Maribel Verdù) ma ha ormai rotto ogni legame con i suoi familiari. Figlio di un padre padrone, non ha mai accettato ciò che il padre gli imponeva di fare. Egli voleva diventare scrittore, ma in qualche modo gli è stato impedito...

Non si riesce a parlare di questo film senza svelare troppo della trama, una catena continua che parte dal cineasta stesso. Infatti molti degli avvenimenti presenti nella pellicola sono direttamente ispirati alla vita di Coppola, che utilizzando il bianco e nero (inframmezzato da alcune scene a colori), dona all'intera storia un'aura ancora più drammatica e retrò.

"Segreti di famiglia" porta con se una miriade di riflessioni, a partire dall'utilità di mettere in scena problemi in qualche modo legati al suo autore. Forse è stata la voglia di far conoscere la sua storia o forse soltanto autocompiacimento, ma sta di fatto che etichettare questa pellicola come ciofeca è un'amenità, così come dire che rappresenta il capolavoro dell'ultima parte di carriera del regista italo americano. Tetro (questo è il titolo originale del film) porta con sè diverse domande e considerazioni: se infatti non si può assolutamente discutere sul livello della fotografia, della sceneggiatura (scritta da Coppola stesso) e della potenza drammatica del film, non si capiscono alcune scelte che ne limitano l'assimilabilità e la scorrevolezza.

La prima mezz'ora è alquanto tranquilla e passa via nella presentazione dei tre personagi principali, tra cui spicca Tetro, impersonato da un grandissimo Vincent Gallo. Un uomo dilaniato dal suo passato e non completamente contento del presente, certamente annientato da una vita vissuta non come avrebbe voluto. Dopo un inizio in stile anni settanta, lento e "classico", Segreti di famiglia prosegue a zigzag tra ricordi e divagazioni teatrali e poetiche piacevoli ma a volte fuori luogo. Non si comprende infatti il perchè l'allora Angelo non abbia reagito all'imposizione da parte del padre dell'impedimento a diventare uno scrittore. La risposta del ragazzo invece di affrontare il problema è stata quella di scappare. Così come non si capisce l'utilità di stralunare il film nell'ultima mezz'ora con balletti che si vengono a creare nella mente dei protagonisti. C'è chi li ha etichettati come visionari e chi come il sottoscritto non ne comprende ancora appieno l'utilità filmica. De gustibus.

Tornando all'ultima fatica di Francis Ford Coppola, non si può comunque che ammirare l'ottima messa in scena, in una location affascinante come l'Argentina, resa "anni cinquanta" dalla scelta del bianco e nero. Così come non si può che elogiare la scena dell'ospedale in cui Bennie, dopo un incidente stradale, tenta di ricomporre ciò che suo fratello aveva scritto negli anni addietro. Per il resto, per il finale, non poteva che andare così. Ma forse lo si era capito già da troppo tempo...

"Brama di vagare"

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Di  jimmycarter

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