Titolo originariamente scelto per l'opera: The Death Of Micheal Corleone.
Ho riflettuto sull'esigenza di scrivere a proposito di un'opera così importante. Sono un amante folle della trilogia corleonese, e dopo aver letto la precedente recensione di The Godfather Part III, ho deciso di scrivere qualcosa sulle dinamiche della storia del tanto discusso film, e sulle critiche frequenti che a distanza di quasi trent'anni continua a ricevere.
La trama e il cambiamento interiore di Micheal sono noti: I primi due lungometraggi infatti mostrano come l'amore per la famiglia e la necessità della protezione nei confronti di essa, trasformano il congedato soldato in un boss della malavita che, seguendo le orme del padre, porta in auge il nome tanto temuto quanto costantemente sull'orlo del precipizio a causa degli attacchi frequenti e inaspettati da ogni fronte.
L'umanità del personaggio infatti, è ormai un vaso che va a pezzi e che l'anziano Corleone necessita di restaurare. L'assassinio del fratello Fredo è un peso che non riuscirà mai più a scrollarsi di dosso.
"É giusto che tu soffra" è l'unica consolazione che il cardinal Lamberto può donare per esorcizzare i fantasmi del protagonista e per redimere la sua anima durante la confessione. Micheal in questo ultimo capitolo scritto da Puzo e Coppola, infatti, raccoglie ciò che ha seminato, nonostante la volontà di rendere legali i suoi affari e di allontanarsi dalla malavita che tenta di tenerlo stretto a se. Come dirà egli stesso prima dell'ennesima perdita di lucidità in una famosa battuta.
La parte del manovratore di fili, del burattinaio, spetta a Don Altobello. Anziano boss dai modi educati e dolci che nasconde una fame viscida di potere e controllo. Sarà proprio la sua protetta Connie ad avvelenare il Padrino. Molto del significato della pellicola è secondo me riconducibile a questa scena e al tenebroso finale.
La remissione che viene invocata ha un prezzo enorme.
Uno degli aspetti che mi ha fatto amare il film è il lato sensuale e controverso rappresentato dalla relazione tra Vincent e la cugina Mary. Seppur poche, le scene che lasciano intravedere i loro sguardi e le loro azioni, creano una storia triste ma romantica difficile da non apprezzare. Veloce e dolorosa.
Una delle critiche maggiori fu quella del presunto nepotismo del regista, che trovo infondata, poiché Winona Ryder (originariamente nella parte di Mary Corleone) annullò il suo impegno per varie cause personali lasciando un vuoto nel cast che fortunatamente Sofia Coppola colmò. La recitazione di quest'ultima, scarsa ed infantile, rende allo stesso tempo (a mio modesto parere) molto più reale la piccola Corleone, dandole quel tocco di innocenza che un'altra attrice avrebbe nascosto sotto l'eccesiva eroticità.
Andy Garcia trovo sia intoccabile nella sua personificazione del figlio illegittimo di Sonny, manifestando i caratteri ereditari del padre e mantenendo quella grinta e quella determinazione che forse lo annebbiano. Solo la cugina sembra in grado di calmare la sua sete di affermazione, almeno fino al conseguimento del titolo di Don (Il prezzo per la vita scelta sarà l'allontanamento di Mary, come voluto da Micheal che teme per i pericoli e le conseguenze che potrebbe affrontare). Ironico destino.
Il maturo boss tenta l'ultima scalata alla legalità conseguendo il titolo di azionista dell'Immobiliare, trovando un (falso) appoggio da politica e clero. Lucchesi, da come si deduce nella scena in cui prima di essere assassinato ascolta le sue ultime parole
"Il potere logora chi non ce l'ha"
è praticamente la trasposizione cinematografica del controverso ex leader Giulio Andreotti.
Molti volti del passato, come Calò che chiede vendetta dopo l'uccisione di Don Tommasino, la madre di Vincent (amante di Sonny in poche scene del primo film) e Al Neri, fanno capolino, mentre grande é il dispiacere di non ritrovare un maturo Hagen (Duvall non partecipò alle riprese perché trovava ingiusta la differenza di introiti tra lui e Pacino).
I fatti di cronaca reali, come la morte del Papa appena eletto, e gli scandali del vaticano sono abilmente intrecciati alla trama.
Io credo che il finale della trilogia, con la sua ambientazione siciliana, con la Cavalleria Rusticana e con la morte dell'innocenza (la famosa scena finale) meriti molto rispetto.
La scena dei balli di Micheal con le donne della sua vita, e il suo urlo straziato seguito da un misero futuro sono parte di un qualcosa che a mio parere va oltre ogni frontiera cinematografica, oltre ogni forma d'arte e oltre ogni prospettiva. Tanta carne al fuoco e tanti sentimenti che Coppola e Puzo (e ovviamente gli attori) hanno saputo esprimere.
Una colonna sonora delicata ed evocativa che consiglio di possedere.
Un monumento che va a pezzi ma che ti trasmette così tanta passione e dolore che mantiene la sua bellezza.
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