La vita è Meravigliosa

Il titolo lascia immaginare un genere di film scontato. Ed invece siamo davanti ad uno dei primi sentimental-Horror movie del secondo dopoguerra. Disconnettete il fattore ironia perchè non sarà la chiave di lettura da usare per comprendere la recensione.

 Ambientata in una tranquilla cittadina Americana degli anni venti, la storia mostra spensieratezza ed ingenuità. Tra le stelle, DIO chiama uno dei suoi schiavi, "Clarence" il quale è un "angelo senza ali". Egli dovrà salvare la vita ad un certo George se vorrà avere le sue ali. Quindi sarà addestrato a conoscere la vita del terrestre per poi intervenire nel suo momento buio: volersi togliere la vita. Ma non abbiate timore, nessuna scena di violenza a parte un pugno tirato male. Il film non mostra che sentimenti positivi che più volte commuoveranno lo spettatore. Il nostro George è generoso fin da bambino, ideali a misura di tutti. Il ragazzo cresce, ventenne. Non ha smarrito la sua volontà di affermarsi, anzi è in procinto di lasciare la città proprio per questo. Sarebbe stato troppo bello se il film finisse qui, no? Quindi interviene l'evento negativo, inaspettato, che lo colpisce indirettamente. Ciò lo lega alla città, contro la sua volontà. Quella città che alla fine diverrà "sua" a colpi di bontà. Ma un film sentimental-Horror ha bisogno di una persona che contro la sua volontà faccia la parte del "cattivo". Eccolo, Mr Potter: vecchio, disabile, mostrato senza ideali. Sempre accompagnato da un insignificante, consapevole del fatto di essere odiato.

Il sopradescritto incatena ulteriormente il nostro buon samaritano, il quale deve difendere e difenderà l'eredità del padre da quest'uomo. George spera che il fratello possa sostituirlo, ma alla fine scoprirà di essere solo con i propri desideri.

Commovente la scena dove davanti alla porta di casa dove getta le brochure dei luoghi che avrebbe voluto visitare. Quindi si sposa e ha dei figli. E in città diventa importante e rispettato. Un giorno però il nostro cattivo tenta di riavvicinarsi al ventottenne George. Lo fa con il denaro, perchè è ciò che gli dà un?identità che piace a tutti, brutto e cattivo qual è stato definito. Ma George lo rifiuta, lo condanna, lo rende schiavo di sè stesso.

E poi l'evento. Il Potter, dopo uno scontro con lo zio di George, scopre di avere del denaro, probabilmente dello sbadato parente.

E da buon cattivo non dice niente. George scopre di essere in bancarotta senza quei soldi e sapete che fa? Torna dal Cattivo per chiedere un prestito...quando avrebbe potuto chiederlo a chiunque, avendo fatto del bene, come si è lasciato intendere nel film. Ed invece va dal Potter, il quale ponendogli la stessa domanda, da masochista rifiuta il suo riscatto che lo avrebbe reso buono per mantenere la propria identità.

A questo punto comincia il festival del grottesco, le scene horror sono da manuale, stupendo l?intervento ?dell?angelo senza ali? che mostra al George come sarebbe la vita senza di lui. Un crescendo di paure e incredulità che raschiano la pazzia. La sua perdità dell?identità stà nella perdità del cattivo tanto odiato. Perchè il cattivo è diventato Potterville. Perchè tutti lo sono diventati e lui è rimasto solo, senza neanche gli ideali, dissolti in un bicchiere di martini. Così l'effetto "Clarence" svanisce e George ritorna sulla terra. Ritornato nelle sue vesti abbraccia tutti, corre in cerca della sua moglie e della sua famiglia.

Dalla finestra augura buon natale a Potter, solo, in compagnia del suo scuro cameriere.

Quell'immagine è raccapricciante.  Che faceva la vigilia di natale Potter immobilizzato dietro ad una scrivania? Una scena che funzionerà da specchio per i successivi eventi ?Happy ending?. Un finale che ha mostrato tutte quelle persone per quelle che erano: mostri della bontà. Tutto quel natale in bianco e nero, quei soldi gettati lì gratuitamente come il sangue di un più recente ?Splatter-movie?. Il Nostro George che si compiace di essersi creato l?impero e i suoi schiavi della falsa generosità. La commozione era tutta per il cattivo, il resto per George. E come un Horror, ho avuto paura della mia paura: quella di restare solo.

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