Fino a due settimane fa conoscevo solo due pezzi di Frank Zappa. Li avevo trovati spassosi ma nient'altro. "He's so gay" e "Tengo una minchia tanta" sono davvero molto simpatici. Ma musicalmente mi sembravano normalissimi pezzi rock.

Sarà che forse non ho mai avuto il coraggio di andare oltre, visto che trovo sempre abusato il termine "genio". Ho dovuto ricredermi. Mi è bastato ascoltare un pezzo semplice di nome "Sleep Dirt" e mi sono subito innamorato del pezzo e del tizio che ha smesso di suonarlo solo perché "mi fanno male le dita". 

Io, tecnicamente, di musica ne capisco giustappunto un cazzo. Ma ho sempre seguito l'emozione. E così mi sono trovato a prendere album su album di questo musicista.

Sempre più sconvolto dalla "zuppa" di generi che Zappa riesce a fare, ho deciso di ascoltare anche questo album.

Il compositore milanese Francesco Zappa esisteva davvero. Frank è riuscito ad avere alcuni spartiti e li ha suonati. Da solo. Al Synclavier.

"Non sarà poi un buon album" pensai. "Da quando i musicisti rock fanno Musica Classica?"

Frank Zappa mi ha sconvolto. Ha cambiato la mia concezione di musica. Ok, è aiutato da uno strumento elettronico. Ma suonare pezzi settecenteschi in un modo così sublime non è da tutti.

Cosa posso dirvi di quest'album? 

Beh, che un pezzo ricorda moltissimo la colonna sonora di "Arancia Meccanica".

E che è un disco da ascoltare quando ci si vuole rilassare.

Che è diviso in due parti, l'Opus I e l'Opus IV.

Che l'uomo che ha composto "Why does it hurts when I pee?", "Sleep Dirt" e "Tengo una minchia tanta" ti fa fare un salto nel settecento, comodamente seduto in poltrona.

Analizzare singolarmente i pezzi non avrebbe senso.

Forse Caparezza ha ragione: "Dio si chiama Zappa Frank Vincent".

So che forse è una rece di merda... Ma dell'esistenza di questo disco deve pur restare testimonianza.  

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