Nel 1991, ad un solo anno dal semi-disastroso "Robocop 2", la Orion (allora sull'orlo della bancarotta) stanzia ben ventidue milioni di dollari per dare un secondo seguito a Robocop. A seguito di vari problemi, il film uscirà nelle sale solo due anni più tardi.
Lo sviluppo della storia viene ancora una volta affidato all'ottimo Frank Miller, mentre la regia cambia di nuovo e stavolta viene affidata a Fred Dekker, specialista in horror movies ("Scuola Di Mostri", "Dimensione Terrore", nonché sceneggiatore di "Verdetto Finale" con Denzel Washington).
La prima grana, però, arriva quasi subito: Peter Weller, allora richiestissimo attore (proprio in virtù della popolarità acquisita con i primi due Robocop), non è disponibile, in quanto impegnato nelle riprese de "Il Pasto Nudo" di David Cronenberg. Deve quindi essere sostituito.
La scelta cade su di un altro attore non famosissimo, Robert John Burke, che diventerà anni dopo un vero e proprio "attore-feticcio" di George Clooney. Confermata invece l'onnipresente Nancy Allen nel ruolo di Anne Lewis, la poliziotta amica di Robocop/Murphy. Cambia pure il presidente della terribile multinazionale OCP, non più Daniel O'Herlihy, bensì Rip Torn (l'agente Zeta di "Men In Black"). La colonna sonora torna nelle mani del grandissimo Basil Polieduris, mentre le riprese stavolta vengono effettuate ad Atlanta (Georgia).
Saltano fuori altri problemi: a seguito della grande popolarità raggiunta dal cyborg-poliziotto anche fra i più piccoli, le pressioni sulla produzione affinché il film venga "alleggerito" in termini di violenza e riferimenti a droghe e simili si fanno sempre più insistenti. Ne viene fuori, quindi, una pellicola scialba, edulcorata e privata degli elementi fondamentali che hanno fatto grande il primo episodio della serie. Lo stesso Burke è improbabile nel ruolo del robot/uomo, impacciato e macchinoso nei movimenti e poco "umano" ed espressivo rispetto a Weller, specialmente nella scena chiave in cui Lewis viene abbattuta barbaramente.
La trama è piuttosto piatta e prevedibile: la OCP, che nel frattempo si è fusa con una società giapponese (la Kanemitsu), mette in atto l'ennesimo tentativo di costruire una nuova città, Delta City, sulle ceneri di Detroit, stavolta buttando fuori le famiglie dalle proprie case inviando tali "riqualificatori", gruppo di pseudo poliziotti spietati capitanati dal perfido comandante Paul McDaggett (John Castle, molto bravo e risultante alla fine fra le poche buone cose del film). Robocop, ovviamente, non ci sta, e si ribella fuggendo con un gruppo di sovversivi capitanati dalla coraggiosa Bertha (la sempre ottima CCH Pounder), mettendosi contro la OCP ed i riqualificatori, oltre ad un improbabile robot inviato dalla Kanemitsu per distruggerlo (tale Otomo). Troverà amicizia e conforto nella bella dottoressa Lazarus (Jill Hennessy - "Law & Order" - che avrebbe dovuto interpretare Dana Scully in X-Files prima che fosse scelta Gillian Anderson) e in Nikko (Remy Ryan), bimba orfana unitasi anch'essa ai ribelli.
Un film brutto, inutile e girato da Dekker con troppa sufficienza, che ha contribuito ulteriormente ad oscurare la bellissima ed inimitabile opera originale di Verhoeven. Pensare che fosse già in programma un terzo seguito ("Robocop - Fight For The Future", titolo poi utilizzato per la trasposizione cinematografica proprio di X-Files) e che nel 2005 si sia sfiorato il remake del primo film, fa tremare i polsi.
Per fortuna, Verhoeven ha dichiarato che, nel caso fosse girato un quarto episodio, i due seguiti già esistenti sarebbero completamente ignorati. Ben venga.
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