Molti conoscono i Free solo per la loro hit mondiale “All Right Now”, ed è un vero peccato. Nei sette album che hanno prodotto, ci sono un sacco di canzoni sensazionali, che hanno ispirato le generazioni di allora e di adesso.
Heartbreaker è l’ultimo album, datato 1973. La formazione non è classica, ma valida lo stesso: oltre a Paul Rodgers come vocalist e Simon Kirke alla batteria, troviamo al basso il giapponese Tetsu Yamauchi, che sostituì il carismatico Andy Fraser. Per la prima volta i Free acquisirono anche un tastierista, il texano John “Rabbit” Bundrick. La chitarra è invece alternata tra Snuffy Walden e il consueto Paul Kossoff, il quale stava passando un brutto periodo a causa del suo continuo uso di droghe. La situazione all’interno della band non era delle migliori, la quale si rispecchiò nel disco, che è per certi aspetti molto malinconico.

Il disco apre con “Wishing Well”, che ebbe un discreto successo, e le cui parole fecero pensare ad una ammonizione da parte di Rodgers per il suo amico Kossoff.

Throw down your gun
you might shoot yourself,
or is that what you are tryin' to do,
put up a fight
you believe to be right
and someday the sun will shine through

 

Ma Rodgers l’ha sempre smentito. Il pezzo è veramente bello e potente, suonato con carica da parte di tutti i musicisti. “Come Together In The Morning” è il secondo pezzo, e uno dei migliori di tutta la loro carriera; è un brano molto triste, ma molto intenso, soprattutto l’assolo di chitarra di Paul Kossoff. Il suo stile è inconfondibile: poche note trasportate a lungo nell’assolo, quasi a farlo sembrare un lamento. Segue “Travellin’ In Style”, che potrebbe sembrare il punto debole del disco, ma che in realtà serve a staccare tra una canzone e l’altra, dato che è l’unica ad avere una melodia completamente allegra. “Heartbreaker” invece è un altro pezzo potente, caratterizzato dalla musica tetra e dalle parole apparentemente tristi, che parlano di un uomo cosciente del suo fallimento nella vita, ma che vuole ricominciare daccapo. L’influenza dello stile di Bundrick è notabile in “Muddy Water”, una canzone veramente notevole, soprattutto per i fantastici giri di basso, e “Common Mortal Man”, la quale sembra un’altra dedica a Kossoff, dato che parla delle visioni dei tossicodipendenti. Dopo una mediocre “Easy On My Soul”, il disco chiude con “Seven Angels”, l’ultima canzone dei Free in assoluto. L’atmosfera qui è magica e surreale, che fa volare l’immaginazione a chissà dove.

Appena finita la tournée (la quale non includeva Kossoff) i Free si sciolsero. Tetsu Yamauchi entrò nei Faces,  Paul Kossoff e John Bundrick formarono i Back Street Crawler. Simon Kirke e Paul Rodgers invece formarono i Bad Company. Rodgers ricevette anche l’offerta da parte di Ritchie Blackmore di entrare a far parte dei Deep Purple. Rodgers rifiutò, e Ian Gillan venne sostituito dal talentato David Coverdale, che non diede rimpianti. Ma questa è un’altra storia....

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