"Lots of choc'lates for me to eat,
Lots of coal makin' lots of 'eat.
Warm face, warm 'ands, warm feet,
Aow, wouldn't it be loverly?"

"My Fair Lady", probabilmente l'ultimo grande musical di Hollywood che chiude una stagione d'oro per questo genere, una scommessa vinta dalla Warner che volle a tutti i costi portare sul grande schermo "Pygmalion" di George Bernard Shaw, scritto nel 1912. L'opera del drammaturgo tratta i temi della sua epoca denunciando i mali e l'ipocrisia della società britannica d'inizio '900, "Pygmalion" specialmente tratta la condizione della donna, della sua emancipazione, del suo ruolo all'interno di un mondo falso in cui basta saper parlare bene per essere rispettati. Capire il pensiero di Shaw è fondamentale per entrare nel mondo di "My Fair Lady", infatti non è facile capire il successo che ha avuto nel 1964, la storia è aspra, a tratti pesante e non ha i tipici connotati favolistici delle vicende che piacciono tanto all'industria teatrale e cinematografica americana.

Non siamo minimamente vicini alla leggerezza di "Singin' In The Rain" o "Funny Face", i temi trattati sono ben altri ma sviluppati con il tono della commedia e dell'umorismo che implica sì la risata ma subito dopo un senso di inquietudine e disagio. Il cast del film presenta qualche novità rispetto alla versione di Broadway, confermato l'attore britannico Rex Harrison nel ruolo del Prof. Higgins, al posto della allora sconosciuta Julie Andrews viene scelta Audrey Hepburn per il delicatissimo personaggio di Eliza. Ora qui siamo di fronte ad uno dei casi più spinosi della storia del cinema, la Hepburn è l'attrice più adatta ad interpretare la fioraia Eliza ma non ha la voce da soprano per cantare le canzoni, aveva già cantato in "Funny Face" ma erano canzoni più facili e di estrazione diversa, così viene doppiata in fase di post produzione da una cantante professionista. La cosa curiosa è che l'attrice europea aveva fatto pressione alla Warner per la scelta della Andrews per il ruolo di Eliza, ma serviva un volto noto e Audrey firmò il contratto che non menzionava però che le canzoni sarebbero state doppiate, quando lo scoprì dopo tanti mesi di studio per lo sviluppo della voce abbandonò il set. Ma il suo carattere le impose di tornare e scusandosi con tutti il giorno dopo riprese il suo posto pur sapendo che anche dando tutta se stessa non avrebbe mai potuto correre per l'Oscar. Nonostante ciò la sua Eliza è splendida, il suo accento cockney, quello dei bassi fondi di Londra, è perfetto, Audrey rende le movenze da rozza donna di strada, ma anche i sogni di una giovane ragazza che vuole di più dalla vita, cosa vuole? Semplicemente un posto da commessa in un negozio di fiori, nient'altro. Godetevi le scene in cui viene cantata la canzone "Wouldn't It Be Loverly", bellissime e interpretate magistralmente dal tutto il cast delle comparse. Shaw darà la possibilità ad Eliza di trasformarsi, di poter raggiungere una sua indipendenza , ma il Prof. Higgins non è il principe azzurro. Esperto di fonetica, accetta la scommessa di trasformare la sempliciotta fioraia in una dama di classe semplicemente insegnandole a parlare in modo corretto; in realtà la povera Eliza è un giocattolo nelle mani di questo perdigiorno e del suo amico, un vecchio militare in congedo. Le celebri scene in cui Eliza si sottopone alle dure lezioni di fonetica per mezzo di strambi macchinari sono entrate di diritto nella storia del cinema, la macchina per le vocali, quella per la giusta pronuncia della "H" e così via fino alla celebre "The Rain In Spain" che sancisce l'avvenuta trasformazione in perfetta dama di classe. Higgins però tratta la ragazza come una pezza da piedi, non la considera minimamente come una persona, questi sono i momenti in cui viene reso pienamente l'atteggiamento di disprezzo della borghesia verso le classi più povere, il professore non può considerare Eliza una sua pari, neanche quando lei lo affronterà rivendicando il suo ruolo nella società. Alla fine Eliza conquisterà la sua indipendenza? Se conoscete il pensiero di Shaw sapete già la risposta, chi non non ha mai letto niente sulla sua opera rimarrà sorpreso, del resto sul finale si continua a discutere molto ancora oggi.

Ristampato in DVD recentemente su due dischi in una bella confezione vengono aggiunti documentari e interviste, ma la cosa più bella e interessante sono le due canzoni tratte della colonna sonora originale cantate da Audrey, "Show Me" e "Wouldn't It Be Loverly", un bel gesto nei confronti di un'attrice che ha dato tantissimo per la riuscita di questo film e cha ha dovuto vedere solo da spettatrice la pioggia di Oscar (ben otto).

P.S.: non ho preso in considerazione la versione doppiata in italiano visto che per me non ha nessun senso.

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