Mi è capitato di leggere (non qui, su altri siti) di utenti internettiani che si chiedevano come mai film come "La corazzata Potemkin" o "Nascita di una nazione" potessero essere considerati capolavori (lo so, succede anche questo!) mentre io, a volte tentando di rispondergli, mi domandavo come mai tutti (o quasi) elogiassero film a mio parere poco interessanti. Fra questi, puntuale come le tasse, saltava fuori sempre "Star Wars".

Su "Star Wars" si è detto di tutto, si sono scritti libri, trattati e qualcuno ci ha fatto pure la tesi di laurea. Tutti a gridare ‘capolavoro', ed io lì a chiedermi perché. Dopotutto, pur non essendo un patito del genere fantastico, o meglio dire ‘di fantascienza', non posso parlare male di pellicole come "L'invasione degli ultracorpi" o "2001: Odissea nello spazio". Ma hanno caratteristiche diverse rispetto a "Star Wars". Il primo fa parte di una serie di film di fantascienza in voga a metà degli anni Cinquanta, un sottofilone di quel genere anche detto ‘della fantascienza politica'. In pratica, col pretesto di raccontare storielle buffe, si prendevano di mira le istituzioni governative e si satireggiava circa il maccartismo. Il film di Kubrick invece, è qualcosa di sfuggevole: fantascienza colta, filosofica, difficile da assimilare anche dopo l'ennesima visione. Un film adulto per intenderci.

Ecco, tanto si è fatto nel passato per nobilitare la fantascienza e tanto in fretta si sono demoliti vent'anni di sforzi e sperimentazioni. Perché nessuno mette in dubbio che "Star Wars" sia un film perfetto da un punto di vista tecnico: effetti speciali usati con parsimonia quando la trama lo richiede; interpretazioni di alto livello; scene di forte impatto scenico (viste sul piccolo schermo, la forza delle immagini si perde un po'); grande sfarzo scenografico; personaggi destinati ad entrare nell'immaginario collettivo, d'altronde come ci si può dimenticare di Harrison Ford/Han Solo o Mark Hamill/Luke Skywalker; e nessuno si sognerebbe di mettere in discussione la statuaria leggendarietà di Peter Cushing ed Alec Guinness (indimenticabile Obi-Wan Kenobi).

Il problema è George Lucas. La sua ingombrante presenza nei panni di regista, sceneggiatore, produttore e vero Deus Ex Machina di questo sopravvalutato filmone fantascientifico.

Non sono uno di quelli a cui piace gettare la croce addosso a Lucas e Spielberg (due amiconi da una vita, già dai tempi di "Star Wars"), ma da un regista come Lucas, dotato di grandissime capacità cinematografiche nonché generazional-riflessorie (si pensi all'ottimo "American Graffiti") è lecito chiedere qualcosina di più. Qualcosina di più di questa pellicola retorica e fondamentalmente vuota, creata solo per distruggere la fantascienza colta banalizzando l'intero genere fantascientifico. Prima delle paturnie fanciullesche di Spielberg (che comunque, chiariamoci, erano ottime) ci sono state le pessime paturnie lucasiane: commercializzare la fantascienza, struprarla al proprio interno, portarla alla più melensa dimensione bambinesca e ridurla ad un semplice canovaccio di scenette da kolossal americano. Uguale e bolso a tanti filmettini americani, solo con un uso massiccio di effetti speciali ed una frastornata sceneggiatura piena di buchi e ovvietà utile solo per stordire il pubblico e tentare di meravigliarlo. Ma questo, signori, è un ricatto belle e buono.

Si stabilizza dunque, per colpa di "Star Wars", il blockbuster, cioè il film buono per tutti, il cosiddetto cinema nazional-popolare, quello che deve accontentare tutti, piacere a tutti, far gridare al miracolo tutti, ma non possiede (perché non può permetterselo) un proprio marchio di fabbrica, un proprio segno di riconoscimento, sempre in bilico fra l'accontentare le voglie del pubblico medio e far gola ai cinefili più accaniti, condendoli via con citazioni che rasentano la querela: Stanlio e Ollio (C-3PO e R2-D2), il mito di Robin Hood; Flash Gordon; la corsa delle bighe di "Ben Hur" ed anche il sommo capolavoro di Fritz Lang, "Metropolis".

La banalizzazione del genere è compiuta: la fantascienza è terreno fertile anche per i bambini, ma ha perso tutte le proprie caratteristiche essenziali (ricerca dell'esistenza della vita, complicazioni filosofiche, grandezza del Mito) ed ha lasciato il passo alla mediocrità sciatta ed inconcludente di un film per famiglie.

Seguiranno una serie infinita di seguiti, uno peggio dell'altro. Sempre citazioni, sempre saccheggi da altri film, sempre banalità assortite, finchè un giorno Lucas, stanco di guadagnare miliardi su miliardi, smetterà finalmente di fare di stuprare l'immaginario fantascientifico globale. Con buona pace di tutti quegli allochi (e sono tantissimi) che si sono fatti ammaliare dalla bellezza patinata e superficiale di questo kolossal che tutti definiscono, chissà perché, un capolavoro.

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