Il mio rapporto con le fiction è stato piuttosto ondivago, almeno alle superiori. Ricordo che in classe giravano copie, rigorosamente piratate, delle puntate di "Lost", "24" e di "Dr. House" perché non si poteva aspettare che le doppiassero (e potevano passare dei mesi) rimanendo indietro rispetto al resto del mondo. Ricordo compagni di classe che facevano le notti insonni per riuscire a scaricare l'ultima puntata di "Scrubs" per poi commentarla. Da lì è nata una ricerca, per quanto ai miei pigri ritmi, alla scoperta della serie che andasse bene per me (poi ho scoperto che esisteva già, "Twin Peaks", e i miei amici cinefili l'adoravano), cercando anche di fidarsi dei consigli degli altri (sia maledetto il giorno che ho osato guardare "Chuck"). In tutto questo pullulare mi chiedevo come mai in Italia ci fossero solo quelle robette di cui siamo capaci noi o almeno me lo sono chiesto fino a quando ho visto "Boris".

E' stato un lampo, un colpo di fulmine. Grottesca e geniale allo stesso tempo, ben fatta ed intelligente. I personaggi sono ben definiti. Ha i suoi lati divertenti ma è soprattutto uno splendido spaccato di questo paese, di come vanno le cose nell'ambiente televisivo e negli ambienti della vita. Raccontare bene la realtà: una dote rara di cui si sentiva il bisogno, almeno secondo me. Logicamente il film è andato subito a cogliere la mia attenzione, affamato com'ero dei DVD e delle continue visioni delle puntate (accompagnate, naturalmente, dalle solite riflessioni in compagnia dei miei amici cinefili ed ubriaconi). Sono andato al cinema desideroso e deciso a rispondere a tre domande:

1) Il film è autoreferenziale rispetto alla serie?

2) Riusciva il film ad avere elementi di riflessione, spunti satirici e spezzoni critici verso la realtà attuale? Manteneva il mordente della serie nonostante la differenza di tempo?

3) Merita di essere visto?

La trama è questa: Renè Ferretti, regista dalla carriera ondivaga, vive un momento di calma lavorativa dopo un suo rifiuto a girare una scena. A sorpresa Sergio, amico di vecchia data di Renè in difficoltà dopo alcuni problemi di salute, riesce a procurarsi (probabilmente con qualche sistema truffaldino) i diritti de "La Casta" di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. I tempi sono piuttosto ristretti: in due mesi bisogna scrivere la sceneggiatura e girare il film. Il progetto è piuttosto ambizioso, gli attori reclutati e la squadra agli ordini di Renè presenta nomi importanti ma gli intoppi sono continui e i compromessi difficili. Tutt'attorno alla produzione gira una pletora di personaggi, molti dei quali vecchie conoscenze del regista, che cercano di guadagnarsi un proprio spazio sia davanti sia dietro la cinepresa. All'apparenza sarà una battaglia impari ma la soluzione sarà inaspettata, grottesca e geniale come la serie. 

Ora le risposte alle tre domande: partiamo dalla seconda. La trama in sé non sembra racchiudere grandi momenti di satira ma nel film sono racchiuse piccole perle che ci mostrano i paradossi del cinema (magnifica l'ironia sugli sceneggiatori, sul loro stile, sul fatto che a certe attrici vengono affibbiati sempre gli stessi ruoli ed altre finezze) e della vita. Chi pretende di vederlo con leggerezza è meglio che stia a casa perché sono piccole cose che rischiano di perdersi all'interno di spezzoni dalla comicità grassa e ruspante (un ragionamento simile, nel recente passato, era stato proposto per "Qualunquemente"). Non è un film comico: ha i suoi lati divertenti, così si rende più assimilabile un contenuto serio, ma resta un film a colori scuri. Effettivamente è autoreferenziale, va ammesso. E' una colpa? Fino ad un certo punto, è comprensibile da chi non ha mai visto la serie ma sarebbe stata un'impresa complicata (e rischiosa) creare un film che si distanziasse troppo. Avrebbe rischiato di contraddire tutti e ci sono delle volte che benedici il compromesso.

Merita di essere visto? Sì, per tutte le cose che ho visto sopra. Sì, per un altro motivo: è un film bello, girato bene. Molti registi stanno perdendo il piacere di fare il proprio mestiere, di valorizzare un'inquadratura o la fotografia. I film dovrebbero essere anche belli da vedere e troppo spesso ce ne scordiamo. "Boris - Il Film" rientra tra questi, senza dover essere un capolavoro. 

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