Per me Gaber è mio zio che sposta la tenda rosa del salotto e ne fa sbucare la custodia rigida di una Martin. La custodia - autografata da nonsochi - contiene l'orgasmo puerile di un bambino che scopre la vita profonda, la fica del mondo, una chitarra da accordare.

Attorno a me solo adulti, partono le richieste più svariate. Lui giustamente fa di testa sua e parte l'arpeggio forsennato, che a poco a poco si condisce di ritmo e very smoothly vira verso pennate ordinate. La voce non è di questa epoca, la voce non è quella di mio zio. La voce in quella stanza zeppa di tutte le cazzate che un quarantenne può avere in casa nei duemila è la voce lontana di tutta una generazione. I parenti cantano con lui ma io bambino gifted capto nell'aria una dissonanza. Credere che quelle persone così per bene, così ordinate, così sistemate in mezzo agli altri parlassero di rompere tutto, i banchi di scuola che dovevo adorare e la famiglia che dovevo rispettare. Qual era questo senso di vittoria? Aspetta, qual era la vittoria?

Fast-forward al 2021, ricopiate il fotogramma ma cambiate lo sfondo e aggiungete gli eventi di quindici anni, ferite chiuse e ferite aperte, sguardi diversi. Siamo in un'altra casa ed ora ad accordare la vecchia Martin ci sono io che nel frattempo del mondo ho visto qualcosina-ina-ina. Mio zio propone e io, good-natured, eseguo. Stavolta è diverso: ho 20 anni e capisco. E mentre il testo scorre è troppo facile adocchiare il passaggio chiave della canzone e cantarlo un po' più forte:

Ma il fatto di avere la coscienza
che sei nella merda più totale
è l'unica sostanziale differenza
da un borghese normale

Poi alzo la testa e li vedo tutti lì, davanti a me, ora davvero laceri e stanchi come quelli della canzone, reduci di una battaglia mai combattuta e gloriosi di un passato che forse non esisteva, e che non lasciava tracce se non una, indelebile: io, noi, the youth.

Ora googlate, premete play ed ascoltate la voce di tutta una generazione. Guardate lo schermo, perché dall'altra parte c'è uno che ha capito che sta storia, ste canzoni, ste persone non avranno fatto rivoluzioni (il Guccio li aveva avvertiti!), ma ci hanno regalato l'unica sostanziale differenza da un borghese normale: la coscienza, ossia l'unica rivoluzione possibile, l'unica che si possa fare davvero.

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