Polli di allevamento usci nel 1978 e rappresenta il disco di Gaber e Luporini più arrabbiato e più coraggioso nello stesso tempo . Impreziosito anche dagli arrangiamenti di Battiato e Giusto Pio che proprio in quegli anni si stavano facendo conoscere dal grande pubblico. Dopo l'uscita di questo doppio LP Gaber si prese un periodo di riposo, lo spettacolo infatti non venne ben accolto dal pubblico che si sentiva messo in discussione. Come Pasolini, Gaber accusava i giovani di allora di essere "brutti", "ragazzi che non si volevano bene", "Ragazzi che odiavano per frustrazione e non per scelta". Aveva coraggio Gaber , come artista e come uomo nessuno aveva avuto il coraggio di scandagliare la contestazione così a fondo in un periodo quando l'impegno stava diventando pericolosamente solo una moda.

Come al solito i temi trattati sono molti. Si va dall'analisi lucidissima dei padri di oggi definiti come una presenza di pochissimo spessore che non lasceranno nessuna traccia, e che vengono contrapposti ai "padri miei" cioè ai padri di ieri che pure austeri e antichi "avevano una certa consistenza e davano l'idea di persone persone di un passato che se ne va da sé" Il dito è puntato anche contro l'uomo degli anni settanta che si vede costretto ad appoggiarsi ad "una pistola" nel brano omonimo , derivante della paura che invadeva negli anni di piombo l'Italia. La paura è anche la protagonista della prosa omonima in cui si vede un uomo impaurito da un suo simile, ma a torto. Non c'è più umanita in noi e anche una persona incontarta in una strada buia può farci paura.

Nel teatro canzone di Gaber e Luporini c'è sempre posto per la situazione uomo-donna e in questo spettacolo abbiamo il brano "Eva non e ancora nata " in cui si dibatte sulla nuova presa di coscienza del femminismo, Gaber ci invita ad aspettare, a cercare di capire. Chiramente bisogna calarsi nell'atmosfera di quel '78 per apprezare i brani e la loro incredibile carica profetica.

Abbiamo poi infine la trilogia sulla moda nei tre brani manifesto dello spettacolo: "Polli di allevamento", "Guardatemi bene" e il capolavoro "Quando è moda è moda".
Nel primo Gaber incominica a mettere in chiaro il suo pensiero sulla nuova generazione che aveva di fronte con versi come "Cari, cari polli di allevamento che odiate ormai per frustrazione e non per scelta cari, cari polli di allevamento con quella espressione equivoca che è sempre più stravolta. Immaginando di passarvi accanto in una strada poco illuminata non si sa se aspettarsi un sorriso o una coltellata. "

Nel secondo brano calca ancora di più la mano descrivendo il ritratto nel nuovo nichilista "Guardatemi bene, non credo più a niente non voglio più lavorare come un deficiente" e ancora "Arriva la febbre del sabato sera, e io mi ci butto. Avete visto come sono ridotto. ", il tutto condito dalla musica di Battiato nevrotica e elettronica.

Nell'ultimo brano l'invettiva arriva a quote addirittura fastidiose, Gaber non salva nessuno. E' impressionante tuto ciò che vomita sul pubblico , si sente alla fine del brano lo sgomento prodotto sulla gente. Si dice che durante questa canzone Gaber venisse insultato a sua volta e rimpito di bordate di fischi e dissensi. Ma lui seguiva la sua strada, il tempo gli ha dato ragione, ecco una delle strofe più significative

"Sono diverso, sono polemico e violento
non ho nessun rispetto per la democrazia
e parlo molto male di prostitute e detenuti
da quanto mi fa schifo chi ne fa dei miti
di quelli che mi diranno che sono qualunquista, non me ne frega niente
non sono più compagno, né femministaiolo militante
mi fanno schifo le vostre animazioni, le ricerche popolari e le altre cazzate
e, finalmente, non sopporto le vostre donne liberate
con cui voi discutete democraticamente
sono diverso perché quando è merda è merda
non ha importanza la specificazione. . .
"

Per oncludere un disco che andrebbe ascoltato insieme agli "Scritti Corsari" di Pasolini. Dopo verrà "Io se fossi Dio"… e l'invettiva gaberiana non salverà nessuno…

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