Tra cinquanta, tra cent'anni ci si ricorderà ancora di "I Will Survive", ne sono certo; di chi l'ha cantata, Gloria Gaynor, invece si ricorderà solo chi ci tiene veramente. Giusto o sbagliato? Il cuore direbbe che no, è sbagliato, Gloria Gaynor è una grande cantante e di belle canzoni ne ha interpretate parecchie, mettendoci tutta la sua vitalità e la sua grinta. Vero, ma ragionandoci un po' la questione è molto più grigia e complicata di quanto potrebbe apparire. Tanta gavetta, l'entrata nel "giro giusto", l'esplosione del fenomeno disco; finito quello, una carriera gestita malissimo e rapidamente naufragata, poi un po' di revival, campare di rendita e stop; una delle tante stelle cadenti di quel breve periodo, che però è riuscita a lasciare un segno molto più duraturo di altre. Il fatto è che "I Will Survive" mi fa pensare alla voce, alla progressione melodica, a quello che una canzone e soprattutto un testo del genere possa aver significato ai tempi e anche oggi, non a videoclip con budget faraonici e fuffa mediatica, non so se mi spiego. E questo è solo un bene per quanto mi riguarda; per come la vedo io quella disco-music è stata un business in primis, ma un business in cui prima veniva la musica e poi, eventualmente, gli interpreti: il "personaggismo" non era ancora arrivato a livelli asfissianti. Con tutti i difetti e tutti i limiti possibili è un sistema che ha funzionato: di "I Will Survive" così come "Staying Alive", "I Feel Love", "Hot Stuff", "Le Freak" eccetera ci si ricorda a prescindere, le varie "Poker Face", "I Kissed A Girl" e roba simile ce le si ricorda (per ora...) "grazie" al brand creation allestito intorno alle due zoccole in questione, un battage mediatico senza il quale avrebbero fatto la fine di una "Candela" di Noelia qualsiasi.

Però non voglio parlare di "I Will Survive", no, cosa potrei dire che non sia già stato detto? Per quanto possa essere stata una quasi-meteora, Gloria Gaynor può vantare un repertorio di quelli buoni, la cui caratteristica più importante sono... udite udite, i fronzoli. Si, i fronzoli, i frizzi e lazzi, i lustrini, i dettagli, messi però dentro, nei solchi dell'LP più che fuori. Jim Steinman, uno che ne sa a pacchi, ha applicato questo modus operandi, questo sgargiante "gigantismo" in ambito rock, tirandone fuori certe perle che non sto qui a citare, e una delle più gravi lacune del pop odierno è sicuramente la mancanza di questo tipo di approccio, se non per qualche tentativo sporadico, perlopiù prettamente revivalistico. Opulenza, si, ma anche genuinità, poche pretese inutili, voci belle decise e di carattere. Oggi si ruggisce di meno e si miagola di più, si gioca a sembrare al-theer-na-thiiv più che tirar fuori pezzi veramente cazzuti, oggi esiste l'indietronica, avete capito... che culo, eh? (Quest'ultima frase andrebbe letta con la voce di Richard Benson in questa specifica performance, per rendere meglio l'idea)

E ogni tanto gustarsi queste cavalcate così belle abbondanti, infiocchettate ad arte, piene di coretti, di archi e di ottoni, piene di un edonismo pacchiano ma verace, è veramente una goduria assoluta. "Honey Bee", con quell'intro ronzante super sexy, e detto da uno che ha una fobia atavica delle api vale doppio, "Let Me Know (I Have A Right)", forse l'apice e la summa stilistica di tutta la sua carriera, con un intermezzo lento da antologia, "I Am What I Am", che dire... E poi "How High The Moon", "Never Can Say Goodbye", "(If You Want It) Do It Yourself", "Reach Out, I'll Be There", "We Can Start Over Again" per riprendere un po' di fiato; c'è veramente poco da spiegare e molto da "vivere" epidermicamente, di pancia. Che poi epidermicamente e di pancia ok, ma non è che il cervello, perlomeno il mio, disdegni certe sonorità e questo tipo di approccio, anzi. In una qualsiasi raccolta come questa ci sono pagine indelebili di intrattenimento musicale ai massimi livelli, testimonianze di un periodo breve ma che forse è stato l'apice più alto mai toccato da un certo tipo di pop music. Abbasso pagliacci e fighette, viva Gloria Gaynor! Avrei potuto chiudere con un po' più di maturità ed eleganza? Certo che si, ma ormai quel che è scritto è scritto.

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