Premessa: io amo fottutamente Go Nagai. Lo amo fin da quando alla tenera età di 14 anni la lettura di Devilman cambiò definitivamente la mia esistenza, rendendomi schiavo di una fede che permane ancora oggi e non accenna ad affievolirsi. Da allora è stato una continua ricerca per recuperare ogni opera del maestro in circolazione, pure quelle più sconosciute e merdose, perché di Nagai mi piaceva qualunque cosa, anche ciò che per la maggior parte delle persone era scadente, becero o disgustoso, perché queste persone erano rimaste a Mazinga e Jeeg, al Nagai edulcorato e politicamente corretto dei cartoni della loro infanzia, mentre io avevo avuto la fortuna di scoprirlo tramite le opere originali. Perciò non venite a parlarmi di robottoni: nulla contro i robot, per carità, il manga di Mazinger Z è bello, MazinSaga è ottimo e la Getter Saga creata insieme a Ken Ishikawa è un capolavoro assoluto, ma in generale non è quello il vero Nagai, quella semmai è la facciata pubblica, quella televisiva, quella “socialmente accettabile”. Il vero Nagai è quello di Violence Jack e Devillady, di Kekko Kamen e di Cutie Honey, il Nagai di sesso e sangue, il Nagai mefistofelico, eccessivo e sfrenato, che si pulisce il culo col politically correct e non conosce il significato di termini quali finezza, moderazione e senso della misura. Il tempo è passato, io sono cambiato e con me i miei gusti in fatto di fumetto, ma lo zio Go è sempre rimasto lì, una presenza costante in grado di risollevarmi anche nei momenti più schifosi della vita. Perché di Nagai si può dire qualunque cosa: che non sa disegnare, che è infantile, che lascia sempre le storie a metà, che è un depravato, ma una cosa non si può negare: che quando ci si mette d’impegno riesce a fare il culo a tutti.

Ma veniamo al manga di oggi.

Quello che ci viene proposto dalla J-Pop in 6 volumetti è nientepopodimeno che Harenchi Gakuen, La scuola senza pudore, il primo capolavoro del Maestro, apparso su “Weekly Shonen Jump” dall’agosto del 1968 al settembre 1972. Si tratta di un’opera di importanza seminale (ahahah!) per la storia del fumetto nipponico, in quanto capostipite del genere ecchi, quel filone basato sull’erotismo sottile che si differenzia dall’hard vero e proprio (hentai), nonché del primo manga per ragazzi a presentare elementi erotici al suo interno.

La trama in poche parole: c’è una scuola piena di maestri pervertiti che amano inventare metodi sempre nuovi per abusare delle studentesse in età preadolescenziale, solitamente denudandole per scoprire i loro freschi corpicini, o comunque sottoponendole a umiliazioni di vario genere. A contrapporsi ai loro soprusi sono ovviamente gli studenti, capitanati dal leader Yamagishi, non meno pervertito dei docenti, che ristabilisce l’ordine saccagnandoli abbondantemente di botte per poi dedicarsi anche lui a sollevamenti di gonne e furti di mutandine. A dare manforte nella lotta contro il corpo docente è anche la bella Jubei, appartenente a una famiglia di ninja che mira a rovesciare il governo del Giappone per restaurare lo shogunato.

Inutile dire che un’opera con simili premesse non poteva che causare un boato nella società giapponese, e infatti spinse il Parents and Teachers Association, o PTA (il Moige del Sol Levante) a protestare chiedendo la sospensione della serie, con il risultato di aumentarne enormemente la popolarità e portare Nagai a spingersi sempre più in là con la provocazione e gli eccessi. Il manga divenne fin da subito uno dei più amati dai giovani lettori e diede vita a un vero e proprio franchise, con tanto di serie televisive, film in live action e OAV dedicati.

L’opera è suddivisa in tre cicli narrativi, durante i quali si può assistere all’evoluzione dei due protagonisti e al rinnovamento del cast dei comprimari. Fatto curioso: il finale vero e proprio delle serie non si trova alla fine dell’opera, ma a metà.

L’inizio, a dire la verità, non è dei migliori: le prime storie sono parecchio infantili e quasi del tutto prive dell’elemento erotico, riuscendo a far sbadigliare più che ridere, anche se lo spirito dissacrante e iconoclasta di Nagai è presente fin da subito. Verso la fine del primo volume la qualità delle storie aumenta sensibilmente, e da lì in poi è un crescendo di situazioni assurde e demenziali assolutamente esilaranti per chiunque apprezzi la comicità volgare e pecoreccia di Nagai, in pieno stile commedia sexy anni ’70. Il solo design degli improbabili insegnanti è sufficiente a far sbellicare dalle risa anche il più compassato dei lettori.

Non mancano le sequenze action e splatter, con abbondanza di doppie pagine.

Certamente le tematiche affrontate, ossia quelle dell’abuso su minori, molto più sentite oggi che all’epoca, potrebbero urtare qualcuno, ma il tutto è raccontato in maniera talmente assurda e irrealistica che è impossibile (almeno per il sottoscritto) trovarlo offensivo. Inoltre è bene far presente che in tutto il manga sono completamente assenti riferimenti all’atto sessuale propriamente detto (eccezion fatta per le storie bonus degli anni ’90 contenute nel quinto e sesto volume, pensate per un pubblico adulto e considerabili come vero e proprio hentai).

D’altra parte non si può negare come verso la fine della serie la vis comica venga a mancare per diventare semplice sfoggio di sadismo gratuito nei confronti del genere femminile. Le ultime storie strappano risate a denti stretti e si nota che la formula stava iniziando a diventare stantìa. Devilman era alle porte, la mente di Nagai era concentrata su pensieri più cupi: giusta quindi la decisione di interrompere la serie, evitando di continuarla rovinandola.

Due parole sui disegni: è lo stile di Nagai che tutti conoscono, grezzo e scarno quanto si vuole, ma espressivo ed efficace. I fanatici di un certo tipo disegno “michelangiolesco” si volteranno inorriditi, io lo trovo perfetto, e soprattutto non riesco a immaginarne uno più adatto per un manga di questo tipo.

Opera consigliatissima dunque, che aiuta a far conoscere un lato fondamentale ma poco noto al grande pubblico di questo mitico autore, e che rimane tuttora, anche alla luce di tutto ciò che ha fatto dopo, la sua più folle e scandalosa.

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