L'ammirazione che provo nei confronti di Malone, non sarai mai esprimibile a parole. Mi sembra obiettivo iniziare in questo modo la recensione dell'ennesimo capolavoro del bassista dei Cynic che questa volta alle prese con i Gordian Knot (progetto di fusion jazz con sprazzi di metal), ci propone "Emergent", album giocato principalmente sulle linee di basso (ma guarda che novità!!!) che risulta essere complicato ma al contempo dolce e delicato. Accompagnato da una band di grandissimi strumentisti, Sean ci propone un album completamente diverso da quanto si era sentito nei lavori con i Cynic e con i grandi Aghora. Completamente strumentale, il disco si presenta complessissimo nelle sue stratture, un concentrato di tecnica strumentistica, alla quale bene si intersecano le fantastiche musiche che passano da toni leggeri e sognanti ad altri più decisi e cupi. La tracklist è composta da 8 songs, tutte della durata superiore ai 5 minuti se si escludono l'intro e la settima traccia, che grazie alle loro melodie non fanno assolutamente rimpiangere la mancanza di un/a singer, ma che invece scivolano via lisce come l'olio.
L'album si apre con "Arsis", nella quale Malone prepotentemente interpreta completamente da solo un gioiello di 119 secondi, di pura poesia e tecnica: le ottime linee melodiche riescono a coinvolgere l'ascoltatore in una maniera piuttosto inaspettata dal momento che comunque dobbiamo ricordarci di essere all'ascolto di un solo di basso. La seconda canzone: "Muttersprache", vede la participazione di tutta la band che compone e suona una musica complessissima, ricca di cambi di tempo e di toni. Importanti in questa song sono l'apporto di una fantastica chitarra e delle keybords futuristiche. Violentissima e allo stesso tempo docile, la tack risulta scorrere via con una velocità impressionante nonostante i suoi 6 minuti e 26 secondi. Si passa così a "A Shaman's Whisper", la canzone più metallara dell' album, nella quali i frequenti cambi di tempo abbondano e dove Sean da il meglio di se, andando sempre in solo assieme alla chitarra, con la quale si intreccia in evoluzioni vertiginose. Ottimo esempio di progressive suonato col cuore oltre che con la mente. "Fisher's Gambit" è la track che invece più si muove su territori jazz e dove il basso di Malone ancora una volta regna sovrano, questa volta però risulta essere messa in primo piano anche la batteria suonata da Bill Bruford (batterista, percussionista che ha suonato con King Crimson e Yes, tra gli altri)... Una vera e propria garanzia. Fantastico inoltre l' assolo di chitarra acustica nel centro della song. 4° traccia e ancora grande poesia, forse la migliore canzone del lotto: "Grace", mai nessun titolo più azzeccato, la pace che questa song trasmette è più unica che rara, la grazia con la quale le sue note si inoltrano nelle nostre orecchie vi lascerà di stucco, facendovi venire voglia di sentirla e risentirla fino a sentirvi male. Si ritorna al prog più incomprensibile, tirato e bello con "Some Brighter Things", canzone che fa dei cambi di tempo e della velocità i punti forti. Ancora una volta ineccepibile la prova tecnica dei singoli, che ci regalano una perla di bellezza infinita. Si passa così ad un jazz distorto con "The Brook the Ocean", canzone dove Malone e Bruford risultano essere i personaggi di maggior spicco grazie alle loro evoluzioni di prima qualità, che non risultano essere mai eccessive ma che riescono comunque a mostrarci l'infinita tecnica dei singoli. Ottimo a riguardo il solo batteristico eseguito con una precisione certosina. Dell' ultima canzone ho deciso di non parlarvene... lascio a voi (per chi avesse la curiosità) l'ascolto di una splendida track.
In definitiva un album senza pecche nè dal punto di vista formale nè da quello emotivo, suonato (e non ne avevamo dubbi) con una tecnica fuori dal comune, che vi lascerà completamente senza parole. Eccellente e senza tempo, vi consiglio vivamente di andare di corsa ad acquistarlo.
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