Mentre negli Stati Uniti e soprattutto in Florida il Death Metal cosiddetto “Old School” era già cosa confermata da un paio d’anni, nel 1990 gli svedesi Grave pubblicarono il loro seminale debut album “Into The Grave”, una perla della quale ci si dimentica, ahimè, troppo spesso (anche a causa delle successive prestazioni non proprio all’altezza dell’esordio) ma che avrebbe tutto il merito e la dignità di essere rivalutata e rispettata per quello che è e per quello che vale.

Prendendo ispirazione da quanto sentito dall’Old School americano, i Grave lo fusero con elementi quali chitarre superpesanti e ribassate e ritmiche essenziali, spesso banali e mai troppo elaborate, tenute sott’occhio da una sezione ritmica semplice e forse per questo piacevole, composta da un bassista sufficientemente incapace, Jonas, e un batterista cespuglioso, Jensa (l’aggettivo d’indubbia natura è da riferirsi all’eccessiva quantità di peli cranici che lo rendono assolutamente ridicolo).

L’innovazione dei Grave, animati da rabbia, voglia di emergere nell’ormai variegato panorama Death e particolarmente ispirati nel songwriting, stava nell’alternare, cosa mai accaduta fino a quel momento, parti di velocità pura e assurda a spezzoni decisamente più epici e dall’andamento quasi marziale, stravolgendo l’idea del Death Metal visto come “forma di Thrash velocizzato”, raccogliendo nel frattempo il rallentamento del pezzo per inserire assoli facili, lenti e poco tecnici, ma non banali (tranne alcune eccezioni che sanno davvero tanto di deja-vù) con alcuni spunti davvero interessanti, nascondendo la carenza tecnica dei chitarristi, che certamente non sarebbero stati capaci di fare assoli più veloci o più elaborati.

Il combo, formato da Ola alla chitarra, i rispettivamente bassista e batterista Jonas e Jensa, e dal cantante/chitarrista Jorgen Sandstrom (successivamente negli Entombed e oggigiorno impegnato anche con i Krux) ci sforna veramente un album micidiale, potente, con chitarre ribassate, growl semplicemente pauroso (è quanto di più cattivo io abbia mai sentito), batteria sostenuta e basso, ma guarda te, impercettibile (per fortuna, mi verrebbe quasi da dire).Le songs che compongono il disco sono comunque complete in quasi ogni dettaglio, mai ripetitive a parte la riproposizione d’alcuni riffs in alcune canzoni sotto forma leggermente modificata/velocizzata.
Niente a che fare con il genere definito Heavy Classic Death Metal degli Entombed, che nell’ultimo “Inferno” mixano stranamente i Black Sabbath con i Morbid Angel con un risultato, secondo me, assai stordente, ma ispirazione compositiva, creatività e originalità, che facevano passare in secondo piano certe scopiazzate fin troppo evidenti.

Come dice ora Jorgen Sandstrom, che evidente sente la nostalgia e il richiamo del passato, ”guardando all’album ora noto davvero come l’opener “Deformed” sia una delle aperture più cattive e brutali di io abbia mai sentito insieme a “Infernal Death” dei Death e “Into The Crypts Of Rays” dei Celtic Frost”.Come dargli torto, ”Deformed” è probabilmente la track più bella dell’album, ma comunque pezzi storici come”For Your God”, ispirato al sacrificio rituale, ”Oscure Infinity”, la magnifica title-track e la semplicemente stupenda “Haunted”, in cui si notano alcuni accenni melodici che sarebbero stati ripresi da Jorgen nei successivi Entombed, vanno a fare compagnia a “Deformed” e la guardano dritta negli occhi.

Da apprezzare inoltre l’idea della Century Media che magnanimamente ha deciso di inserire nella versione Remastered del disco alcuni pezzi inediti come “Tremendous Pain” e canzoni dell’album stesso registrate però in sede di demo.

Segnalo gli inutili testi, che rimandano per certi versi ai Behemoth, per altri ai Decapitated e per altri ancora ai Cannibal Corpse, mantenendo comunque attiva la fiaccola del Death Metal satanista (Oooh, uauuu, sono satanisti, che fico, sono davvero trasgressivi…Ma fatemi il piacere!Imparate da Chuck!).

Un lavoro magari non originalissimo, ma comunque gradevole e longevo: fidatevi, una volta digerito sarà assai difficile toglierlo dal lettore, e lo toglierete solo per metter su qualche altro capolavoro!
(“Human” dei Death vi dice niente?)
Alla prossima!

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