"Algorithms for a no sense violence" è il primo album autoprodotto dei Greetings from terronia, band nata a Reggio calabria nel gennaio 2010. Il gruppo inizialmente formato da un duo, ovvero Giacomo Casile alle chitarre e Lorenzo iero alla voce (che sono tralatro gli autori delle musiche del cd), raggiunge la line up completa poco più tardi con l'aggiunta di tre membri:Antonio Ielo al basso, Mico Amodeo alla chitarra ritmica e Carlo Tripepi alla batteria.
A dispetto del monicker che farebbe pensare ad una band parodia tipo Gem boy, i brani presentano sonorità malinconiche e testi introspettivi sia in italiano che inglese. Questo esordio presenta mille sfaccettature; i nostri partendo da una base prettamente punk si muovono in diverse direzioni pescando dall'hard rock al metal per finire al pop, con un risultato mai caotico o forzato. Si parte con "Pressure", motivetto stile salagiochi di un minuto che non c'entra niente con il resto, infatti già con la successiva "New wave" si cambia completamente registro. La seconda traccia infatti presenta venature dark, strumentalmente sembra di ascoltare dei Joy division suonati con distorsioni metal, veramente notevole il lavoro delle chitarre visto che i riff ti si stampano subito in testa. "New wave" però è l'unico brano del lotto a presentare qualche pecca, infatti la linea vocale ricalca troppo il riffing e il testo in italiano appare un pò nebuloso Discorso opposto invece con "Prometheus" dove il singer passa all'inglese ed offre una prova magistrale, spaziando in diversi tipi di canto e tirando fuori un ritornello strepitoso; dal punto di vista compositivo invece il brano sembra un improbabile incontro tra Cure e Metallica. Il quarto pezzo "Ajejbrazov" è forse il migliore episodio insieme alla conclusiva title track. Si tratta di due canzoni piuttosto originali; nella prima dei riff di stampo hardcore melodico si fondono ad atmosfere eteree e ad un cantato stile U2, la seconda invece è un brano solo voce e chitarra caratterizzato da un incedere ipnotico e da melodie malinconiche.
I restanti pezzi (la noir "The two roads", la tosta "Jack's guide" o la rabbia punk di "Old wave"), sono tutti episodi validi e degni di nota, che confezionano un lavoro molto interessante .Infine consiglio vivamente di dare un'ascolto a questo esordio, alle volte delle piccole produzioni possono avere molto più da dire di lavori ultracurati in studi professionali ma con poca sostanza.
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