"Danae"

Gustav Klimt

olio su tela, 77 cm x 83 cm

Vienna, collezione privata

Danae, figlia del re di Argo Acriso e della sua sposa Euridice, fu rinchiusa dal padre in una torre di bronzo, in seguito ad una profezia in cui l'oracolo prevedeva l'uccisione del re per mano del nipote. Zeus, ammaliato ed innamorato della bella fanciulla riuscì a raggiungerla e, sotto forma di pioggia d'oro, contribuì al concepimento di Perseo.

Il mito di Danae è stato sfruttato, nel corso dei secoli, per aggirare la censura ecclesiastica e raffigurare la seduzione e la sensualità. Nel Medio Evo l'episodio mitologico fu assunto a simbolo del concepimento miracoloso di una vergine ad opera di un essere divino.

Nella sua interpretazione del mito, Klimt opta per una rappresentazione dell'incontro fecondo come episodio di un sogno, in maniera allusiva ma non oscena, con un realismo del nudo lontano dalla idealizzazione della tradizione artistica plurisecolare, che urta e scandalizza il perbenismo borghese.

L'artista austriaco abbandona la consueta struttura verticale, preferendo uno sviluppo della composizione di tipo ovale, nella quale Danae diventa una fanciulla abbandonata al sonno. Racchiusa a conchiglia in uno spazio ristretto, in balìa dei propri istinti sessuali, la Danae di Klimt non è consapevole nè partecipe di quello che accade. Si tratta, quindi, di un erotismo inconscio ed inconsapevole, per certi versi innocente che si scorge nella testa reclinata, nella bocca dischiusa, nella mano semiaperta e contratta, nella posizione fetale. Nell'atto della fecondazione, la presenza maschile si coglie nella cascata d'oro che cade nel grembo della donna, circondata da un velo che protegge ma non copre e da una cascata di capelli rossi che accentuano l'ebbrezza dell'appagamento sessuale.

Un vero capolavoro, non c'è che dire.

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