Nonostante suoni più americana della torta di mele, Gwenifer Raymond viene dal Galles; da bambina si è formata su una cassetta di Nevermind, e ha deciso di imbracciare la chitarra ed esplorare la musica di quel paese fino a risalire alle radici più profonde e ancestrali.
Detto questo, io di primitivismo americano so, lo ammetto, poco; quello che posso dire è che questo Last Night I Heard the Dog Star Bark è notevole su due livelli. Il primo è l'indubbio virtuosismo chitarristico e non solo della ragazza, che potrebbe stupire, interessare e conquistare chi suona questo strumento anche solo per diletto. Il secondo è l'atmosfera del tutto peculiare che Raymond riesce a creare, un'atmosfera che di lieve e spensierato ha ben poco e risulta invece spesso cupa, incombente, quasi gotica; l'artista sovrappone strati su strati di corde pizzicate senza freni per un album di stupefacente intensità, che esige l'attenzione del fruitore e lo trasporta nelle notti mistiche e minacciose di quella regione dimenticata e disastrata che è l'Appalachia. Nessun canto, nessuna percussione, solo un fiume di chitarra in piena che sfocia nel melmoso delta del Mississippi. Non c'è solo spazio per le emozioni negative, però: il brano conclusivo, seppur talvolta spigoloso, ha uno splendido sapore d'autunno che rassicura dopo la bufera.
Ho concluso; mi ci vuole una bella boccata d'ossigeno, adesso... Il silenzio farà rumore... Cazzo...
Alla prossima.
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