"Norwegian Wood-Tokyo Blues" ("Noruwei No Mori"), Murakami Haruki (Jpn) 1987. In Italia inizialmente edito, nel 1993, dalla Feltrinelli con il titolo "Tokyo Blues". Nel 2006 Einaudi lo ha pubblicato con il titolo "Norwegian Wood-Tokyo Blues"

 

Piccola Cronologia:

Giappone: Nel 1970 il suicidio dello scrittore Yukio Mishima chiude idealmente un'epoca (ancora legata all'aspetto tradizionalista di quel paese) della letteratura nipponica e, nel 1976, il romanzo "Kagirinaku tomei ni chikai buru" ("Blu quasi trasparente") di  Ryu Murakami ne apre un'altra, improntata su di una maggiore influenza di caratteristiche narrative, letterarie e stilistiche di stampo occidentale: sia europeo che americano. Il primo romanzo di Haruki Murakami "Kaze no uta o kike" ("Ascolta la Canzone del Vento"), 1979è inquadrabile nel solco tracciato tre anni prima dall'altro Murakami. Dal 1980 al 1985 il nostro scrive altri tre romanzi e vede crescere la sua popolarità anche al di fuori del Giappone. Fino a questo punto tutti i suoi libri si distinguono per una spiccata vena Pop (su diversi livelli di spessore culturale: da Chandler ai Beatles) e una tendenza a dividere la realtà in due universi contrapposti (uno vero e l'altro metafisico) in cui i protagonisti tendono a muoversi non sempre linearmente. Arrivato al quinto romanzo, nel 1987, Murakami compie una decisa sterzata: "Noruwei No Mori" e' infatti un libro intriso di un realismo e di un sentimentalismo fino ad allora, da lui, mai toccati, diventando la sua opera più intima, esistenzialista e dolorosa...e determinandone la definitiva consacrazione a livello di popolarità internazionale.

La Storia:

Durante un volo intercontinentale il trentasettenne Watanabe ascolta, trasmessa in filodiffusione, la canzone dei Beatles "Norwegian Wood". Da qui partirà un lunghissimo viaggio a ritroso nel tempo in cui, in prima persona, racconterà gli accadimenti avvenuti nella sua vita tra i 17 ed i 20 anni: in un Giappone attraversato dalle rivolte studentesche di fine anni '60 l'adolescente Watanabe vive con rassegnata indecisione e guidato solo dalla sua personalissima e forte visione degli obblighi morali, tutti i passaggi (il lutto, l'instabilità emotiva, l'innamoramento etc. etc.) che lo porteranno verso l'età adulta. Non senza aver pagato un pesantissimo prezzo ed un viaggio nel sentiero che porta alla perdità dell'innocenza.

Il "Bildungsroman":

Murakami non fa nulla per nascondere l'intento pedagogico e catartico del romanzo: cita in continuazione ed in modo diretto, per bocca della voce narrante, i principali riferimenti letterari a cui attinge (Salinger, Dickens ed il Mann de "La Montagna Incantata") e non solo "disegna" il protagonista di conseguenza a tale ispirazioni ma  lo pone in molte situazioni analoghe a quelle descritte dalle stesse."Noruwei No Mori" si può tranquillamente considerare il più importante "romanzo di formazione" di fine Novecento. Una formazione che per Watanabe arriva nel modo più doloroso ed intimo possibile. Con un lutto si apre la vicenda ed un lutto, in un certo senso, la chiude ed in mezzo non manca lo spazio per il disagio psichico, il senso d'inadeguatezza, il rifiuto del senso comune della normalità e quella maledetta incertezza nel decidere ciò che è bene e ciò che è male: lasciando che sia il destino a scegliere le vie del futuro. Un libro doloroso e sincero che dipinge perfettamente quel "mostro" che ogni adolescente ha dentro.

La Musica:

Come dice lo stesso titolo (la traduzione giapponese di "Norwegian Wood") il libro è enormemente debitore al mondo della musica (ed ovviamente, nello specifico, soprattutto a quella tra il '68 ed il '70) e quasi in ogni pagina viene citato od un autore od una canzone in particolare. Questa è forse l'unica caratteristica che lega questo romanzo ai quattro precedenti di Murakami insieme a quel fil rouge che è il far intravedere il tramonto del Giappone da "cartolina" che per troppo, in occidente, abbiamo coltivato nelle nostre teste.

Nota Personale:

Ebbi la fortuna di leggerlo ad un'età praticamente identica a quella del protagonista: questo mi ha "formato" moltissimo. Non so se, per chi mi conosce (pure qui, dietro ad uno schermo), sia un bene od un male, un pregio od un difetto, ma così è capitato. Lo consiglio a tutti gli adolescenti DeBaseriani ma anche agli altri.

Mo.

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