La bellezza di questo disco trascende ogni tentativo di descriverlo: una delicatezza drone che pervade i semplici intrecci di note scaturiti dalla chitarra di Steve Von Till. Ebbene sì, uno dei pilastri dei Neurosis, nonchè a mio avviso il più creativo, ha assunto l'identità di Harvestman e ha riversato tutte le proprie ossessioni in questo progetto. I brani riprendono melodie tipiche della tradizione folk nordeuropea, con tanto di cornamuse e voci femminili lontane come sagome stinte dalla nebbia; palpabile è il senso di malinconia che ci traghetta direttamente in un giorno ventoso sulle isole Orcadi ad ascoltare l'ombra psichedelica di un qualche menestrello in acido. Paesaggi sonori impensabili e un unione di stili musicali inusuale... in questo caso sono le canzoni folk ad essere destrutturate tramite gli strumenti tipici del drone e della psichedelia, il tutto realizzato tra le quattro pareti della casa di Von Till.

I Neurosis e i suoi sacerdoti sono l'identità musicale più misteriosa e trasversale del giorno d'oggi, è impossibile inquadrarli in un genere e la loro natura di sperimentatori si magnifica nei progetti solisti che sfociano prima in album seri e cantautorali come "As The Crow Flies" e poi nel delirio ambient rumorista dei Tribes Of Neurot: creatura sorella del gruppo d'origine. Steve Von Till esalta qui la passione per l'uso psichedelico della chitarra, per la creazione di paesaggi sonori altri che diventano vera e propria droga uditiva, generando straniamento e sospensione nell'ascoltatore; come rapiti da un qualche rito ancestrale celebriamo gli spiriti di chi ha scritto queste canzoni secoli fa e che ancora oggi risuonano dal sottosuolo.

Da ascoltare con il terzo occhio, o meglio, il terzo orecchio ben aperto.

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