Questa recensione la comincio così, dicendo che gli Heatmiser sono un gruppo di Portland degli anni 90 e che strizzavano un pò l'occhio al "Grunge", ma con una propria personalità. Ecco, si distinguevano nella melma ...no, non va bene. Non è questo il punto. Il punto è che gli Heatmiser sono il gruppo di Elliott Smith e Neil Guist (l'omone che compare sulla copertina di Roman Candle), che nasce quando Elliott laureatosi al Hampshire College, con una tesi in filosofia e scienze politiche, torna nella Portland del padre. E' il 1991, ma non è questo il punto.

Il punto è che io ed Elliott Smith ci siamo innamorati al primo sguardo in una living room di un qualsiasi appartamento di Battersea. Tutti e due avevamo il malditesta e il malumore della mattina dopo la notte brava, tutti e due avevamo bisogno di qualcos'altro mentre osservamo le lattine vuote rimaste sul tavolo e così fu. Cupido colpì il mio culo al primo ritornello della prima canzone del suo primo disco... "I'm a roman candle, My head is full of flames".

Ci si innamora così, senza pensare, credendo che sia frutto del caso, ma non è vero: a tutto c'è sempre una spiegazione. Elliott Smith è un Cesare Pavese con i jeans maltrattati e con una chitarra da suonare e io già amavo quello solo armato di penna. Entrambi vivono di sintesi, entrambi scarniscono qualsiasi velleità formale, entrambi sono degli alieni, entrambi parlano della solitudine nella moltitudine, entrambi scrivono di notti brave e del malditesta mattutino post-notte brava, entrambi s'ammazzano vivendo, entrambi s'ammazzano e basta, magari in solitudine.

Gli Heatmiser non sono il progetto parallelo di Elliott Smith. Sono il progetto prima che il fato decida le priorità. Indie-Rock nel senso classico del termine, un pò generazionale con i suoi jeans strappati e i capelli unti, un pò fuzzoso, ma che si poggia sulla melodia senza rinunciare a varianti ritmiche non per tutti. Una versione semplice di qualcosa di estremamente semplice fatto da dei Fugazi che decidono di fare canzoni semplici.

Cop and Speeder esce nel 1994, qualche mese prima di Roman Candle. A distanza di quattordici anni, a distanza dello spessore del miglior songwriter della sua generazione, a distanza del successo e dei red carpet, a distanza d'un contratto con la Caroline, a distanza d'una triste leggenda, questo disco (il loro migliore secondo chi scrive) rimane confinato nell'ombra rafforzando ancora una volta in me l'idea che la sfiga è sempre il migliore tra tutti i motivi. Mi consola solo il fatto che da tanta sfiga nasca ogni tanto qualcosa capace di far pompare sangue nel modo giusto, di farti sentire un pò più vivo.

"Si resiste a star soli finché qualcuno soffre di non averci con sé, mentre la vera solitudine è una cella intollerabile" Cesare Pavese.

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