L’assassino abita al 21 è l’esordio cinematografico di H.G. Clouzot, grande regista francese del tempo che fu.
Come tutti i grandi vive sopra i tetti, ah no scusate quelli sono i gatti… dicevo come tutti i grandi fa centro al primo colpo, la stoffa si vede già, eccome.
È un film del 1942 e ciò che mi ha colpito è la sua straordinaria modernità. Che poi modernità non è la parola giusta mi sa, almeno non per me che scrivo. Utilizzerò pertanto un termine più calzante: “cool”. Ecco, sì, l’assassino abita al 21 è un film COOL, molto cool.
Tratto dal romanzo omonimo di Stanislas-André Steeman. Nel romanzo la vicenda si svolge a Londra e l’assassino si firma come Mr. Smith.
Qua siamo a Parigi e l’assassino si firma Monsieur Durand.
C’è quest’assassino che terrorizza Parigi da un po’. Sì, insomma, ammazza la gente ed è imprendibile, un fantasma, nessuna traccia, anzi una sola: lascia accanto al cadavere il suo biglietto da visita: Monsieur Durand, appunto.
Il prologo è da antologia. Un barbone ubriaco che ha vinto alla lotteria e che sperpera il suo denaro in contanti è inseguito, dopo una serata di bagordi, da Durand che non vediamo. Ma noi siamo Durand, la scena è girata in soggettiva, la soggettiva dell’assassino. Straordinario. Questa tecnica verrà ripresa ed elaborata da molti registi, da Dario Argento, ad esempio.
Il film dunque si apre come un vero e proprio thriller, o noir, vista la latitudine e la scena del primo omicidio è anche abbastanza inquietante se vogliamo, eppure, il registro e l’impronta che lo caratterizza è senza dubbio quello della commedia. Una commedia molto brillante direi.
Questo aspetto mi ha molto colpito, in positivo. Così come nei film successivi, quali Il Corvo e I Diabolici, anche qua ci troviamo di fronte ad un film corale. La galleria di personaggi di questo film è variegata, sorprendente, impagabile.
C’è l’immancabile ispettore che indaga, Wenceslas Wens, interpretato da Pierre Fresnay (ragazzi questo attore è formidabile, davvero) sarà il Dr. Germain ne Il corvo e anche là, anzi nel corvo mi sa anche di più, darà prova di una capacità recitativa di un livello elevatissimo, se non altro rapportata agli standard odierni. Voglio dire, Fresnay e tanti attori suoi coetanei, si mangiano tranquillamente moltissimi attori di oggi che vengono acclamati come superstar…
C’è la moglie di Wens, Mila Malou (Suzy Delar) simpaticissima, mezza matta che vuole sfondare come cantante di operetta e che per lo scopo però deve dapprima ottenere notorietà e si metterà ad investigare anche lei a caccia dell’assassino all’insaputa del marito. Cavoli, se riuscirà a catturarlo diventerà la donna che ha acchiappato Monsieur Durand! Tutti vorranno scritturarla per il ruolo di protagonista al teatro no?
Dunque, ne siamo certi ce lo dice già il titolo, l’assassino abita al 21! Si è tradito finalmente, ha lasciato una traccia! Per l’esattezza al numero 21 della pensione Le Mimose… L'ispettore si recherà sul posto come ospite, sotto mentite spolglie (sarà un prete). Faremo così la conoscenza degli ospiti che abitano al 21. Ed eccola la strampalata galleria di personaggi di cui sopra. La padrona, una matrona risoluta e senza peli sulla lingua. Il suo cameriere che imita il verso degli uccelli, oh è bravissimo eh? Poi ci sono gli ospiti: un prestigiatore, un artigiano, un cieco e la sua badante, un vecchio militare, una scrittrice di mezza età ancora illibata... Uno di loro è l’assassino!
Ok, basta, non dico più niente.
Il film ha un ritmo boh che ne so… io di musica, lo sapete, non so scrivere. Ha un ritmo ROCK direbbe Celentano. Se vogliamo azzardare con la classica invece allora è un andante allegro, allegrissimo. Ma è anche una sinfonia, perché, come in altri film di Clouzot il film cresce, sempre di più, soprattutto nei minuti finali, quando l’arcano viene svelato e, come avverrà nei suoi film successivi, il colpo di scena sarà clamoroso…
Curiosità: la locandina di questo film compare in Bastardi senza gloria di Quenti Tarantino.
Non andate su wiki che vi spiattella il finale con la sua consueta non-chalance.
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