Ci sono momenti in cui mi siedo e rifletto, medito, filosofeggio sugli aspetti più sermantici della natura umana, sull'inclinazione razionale del pensiero tradizionale africano, sui contorpici e sulle valute, dollari, sterline, fiorini e copechi, le sento scorrere dentro il mio bacio lento, esaltando il valore della vita. Ma vaff... ci mancava solo la supercazzola, e per cosa poi? Per introdurre un discorso abbastanza fritto e rifritto, ovvero quello dell'hype, fottutissima schifosa brutta bestia lurida (combo). Hercules And Love Affair, ve li (anche se sarebbe meglio dire lo) ricordate, vero? Ma si dai, 2008, in piena Antony-mania, il singolone era "Blind" e piaceva/piace un po' a tutti, tranne che a me evidentemente, non ci trovavo niente all'epoca e non ci trovo niente adesso. Eppure, qualche anno dopo ascoltai sia l'album di debutto che il successivo "Blue Songs", e... nulla, il vuoto cosmico, non ricordo una singola melodia che sia una, e di ripassarmeli, alla luce dei recenti sviluppi, non se ne parla proprio. Ormai mi ero completamente dimenticato dell'esistenza stessa di Andrew Butler e del suo progetto musicale, almeno fino a quando ho avuto modo di conoscere l'adorabile Victoria Hesketh alias Little Boots; "Nocturnes", il suo secondo album, di cui mi sono già occupato riempiendolo di meritatissimi elogi, contiene una canzone prodotta per l'appunto da Mr. Hercules And Love Affair: "Every Night I Say A Prayer", neanche tra gli episodi più notevoli del disco a dirla tutta, però tanto è bastato per riaccendere la mia curiosità. La mia curiosità ogni tanto si riaccende ad michiam, vabbè, succede.

Quindi, Andrew Butler fa sul serio, dopo l'omonimo debutto del 2008 e "Blue Songs" del 2011 nel 2014 arriva il terzo album, questo "The Feast Of The Broken Heart". Pensieri, giudizi, considerazioni, valutazioni? Pessime, questo è veramente UN DISCO DA NON COMPRAREEEEE, direbbe Richard Benson; ci sono album che magari hanno dei buoni spunti, idee interessanti tradotte però in un modo confusionario, o discontinuo, o farraginoso, ma in cui si può comunque salvare qualcosa, magari anche solo le intenzioni, magari qualche frammento quà e là, qui proprio no, si salva solo la copertina, che per altro non c'entra una mazza con l'effettiva proposta e contribuisce a creare false aspettative. Sono questi i tanto favoleggiati Hercules And Love Affair, i guru della dance/funk/house intelligente, colta e alternativa? Ok, ne prendo atto. TFOFTB è un album irritante, indisponente, freddo, di una monotonia sfibrante. Ascoltarlo per intero ha messo a durissima prova la mia pazienza e la mia tenuta nervosa, un esercizio di resistenza magari anche utile ma che non intendo assolutamente ripetere. Andrew Butler ha dichiarato testualmente: "I wanted nasty basslines, stormy, bleary-eyed sounds, fiery, rough, tough and ragged old school house productions that sounded albost techno. I did't wanted polite, I wanted aggressive", che dire, o sono io che vivo in un mondo parallelo, e può anche essere, oppure è una banfata colossale. Fiery, rough, tough!? Ma cosa, 'sta ribollita? Ma dai, ha più senso la mia supercazzola introduttiva!

In teoria sarebbe un disco da ballare, io su questi ritmi asfittici non riuscirei a ballare neanche sfondato di vodka, se non è un fallimento questo... sarò strano io, forse, ma qui dentro sento unicamente una specie di R'n'B commerciale e privo di mordente con tanto di voci in semi-falsetto (vocalist abbastanza mediocri e privi di personalità ad eccezione di John Grant, per cui comunque non stravedo affatto). Ogni tanto qualche vaghissimo accenno funky-disco, reminescenze synth-pop in "My Offence", probabilmente l'episodio più potabile del lotto, ma veramente pochissima sostanza. Cazzimma assolutamente non pervenuta, dichiarazioni roboanti a parte, finali sfumati, o in delay, o ad libitum o come accidenti si dice che non fanno altro che appesantire ulteriormente un insieme già di per sè statico e rimasticato. E poi le canzoni sono tutte fottutamente uguali, una più moscia e ripetitiva dell'altra! Dubito che un album di Justin Timberlake o di Ne-Yo o altri cantantucoli-monnezza del genere avrebbe potuto "regalarmi" sensazioni peggiori, se non altro in quel caso già si sa a cosa si va incontro, qui mi aspettavo un minimo di personalità, un sound più ricco, un immaginario visivo, un qualcosa di stimolante, invece proprio zero, niet, nada de nulla. Ho dovuto persino scriverci una recensione per dare una minima parvenza di scopo a tutti quei minuti buttati.

Bah, Andrew Butler sarà pure un gran DJ, un gran produttore ma come songwriting pop siamo proprio a livelli infimi, ci sono dischi con un target più "plebeo" e teoricamente mainstream ("In The Air" di Morgan Page, quello che non cambierei con Jimmy Page per tutto l'oro del mondo, ve lo ricordate, vero?) assai più godibili e anche variegati. Ripensando al boom clamoroso di "Blind" (comunque meglio della robetta di quest'album, anche se, diciamolo, senza quelle trombette rimane ben poco e la voce nun se regge) mi viene quasi da sorridere, amaramente; c'è gente che si esalta per le peggio schifezze di Lady Gaga, o di M*****a, giusto perchè sono proposte con la giusta immagine, con il gusto stile, con la giusta attitudine, stringi stringi qui mi sembra la stessa identica solfa. "It really doesn't matter if you know how to sing, the only thing that matters is the girls that you bring, so when I saw you standing there just asking for some curly hair, I knew that I was getting where I wanted to be", la confezione più importante del contenuto, ah, ma quanto la sapevano lunga loro!


Elenco e tracce

01   Hercules Theme 2014 (02:58)

02   The Key (04:39)

03   My Offence (04:04)

04   I Try To Talk To You (04:12)

05   That's Not Me (04:10)

06   Think (03:36)

07   5:43 To Freedom (05:43)

08   The Light (05:22)

09   Liberty (04:42)

10   Do You Feel The Same? (04:42)

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