Negli anni 80 dalla musica progressive si passa al pop melodico, e dagli strumenti suonati si passa a quelli campionati. La critica comincia decisamente a storcere il naso, ma alla gente questo new sound piace, e così molti artisti decidono di cambiare le loro sonorità. Ian Anderson, prima di convertire il suo gruppo , i celebri Jethro Tull, a queste sonorità (con l'onesto e decisamente sottovalutato "Under Wraps" nel 1984), decide di provarci col suo primo album solista, intitolato "Walk Into Light". Il disco alla data della sua pubblicazione vendette poco o niente, la critica lo considerò poco o nulla e i fan dei Jethro Tull si divisero tra chi la considerava un album di genialità elettroniche, e tra chi invece pensava fosse un alto tradimento da parte di Ian Anderson. Ragion per cui l'album, dopo essere stato stampato in LP nel 1983 non venne più ristampato su cd fino al 1997.

In realtà il disco, a parere di chi scrive, non è per niente male, anzi i brani contenuti in esso sono di gran qualità, se non fosse per le sonorità troppo elettroniche. L'album è stato suonato in duo: ovviamente da Ian Anderson che suona il flauto, la chitarra elettrica, il basso, programma la batteria e canta, e dal giovane talento Peter John Vettese che invece si occupa delle tastiere, che in questo disco hanno un ruolo fondamentale. L'album si apre con "Fly By Night",  l'unico brano che si è fatto un po' di fama, ed è un pezzo orchestrale e maestoso, in piena sintonia col titolo, che verrà riproposto in versione (purtroppo un po' prolissa) strumentale sull'album dei Jethro Tull "A Classic Case". "Made In England" è un altro brano che è stato suonato dal vivo dai Jethro Tull più volte, e si apre con un introduzione di chitarra elettrica (rarissima peraltro suonata da Ian Anderson) che poi però sfocia in un tranquillo brano con una melodia convolgente e piuttosto orecchiabile. La title track e "User Friendly" invece si muovono di più sul pop semplice anni 80 ma risultano ,ognuna a modo suo, molto interessanti: sopratutto la prima, che contiene un inedito Ian Anderson intento ad improvvisare a metà pezzo in scat. "Trains" è un brano dalla struttura semplice, ma coinvolgente e trascinante, anche per la sua irresistibile melodia. "End Game" e la splendida "Toad In The Hole", invece, sono due brani dalla struttura più articolata. "Looking For The Eden", cerca di rievocare invece sapori più mistici nella melodia. Ma rapportata al tema che cerca di descrivere, se vogliamo risulta un po' povera, però pur sempre di gradevole ascolto.

Gli unici brani che non convincono sono la conclusiva "Different Germany" e "Black and White Television", entrambe secondo me poco riuscite dal punto di vista melodico, e neanche tanto coinvolgenti. Insomma, in definitiva possiamo parlare di un album molto buono e decisamente sottovalutato, che merita senza dubbio un ascolto.

Carico i commenti...  con calma