Gli Impure, sconosciuta band teutonica, giunge con questo lavoro alla sua seconda pubblicazione: nel 1998 aveva infatti già pubblicato il buon debut “Something Evil”, catturando l’attenzione di uno sparuto gruppo di fan. Nel 2002 torna con “In Disrespect To Mankind”, che a parer mio è una prova più che buona. Non vi aspettate particolari innovazioni, perché il genere proposto è un solidissimo Brutal Death metal. Tuttavia, non avrei dato quattro stelle a questo disco se la proposta fosse completamente infeconda e priva di qualsiasi spunto (vedi la recensione di “Remnants Of Deprivation” dei Visceral Bleeding): i nostri infatti propongono un lavoro molto personale e distante anni luce dalla maggior parte dei gruppi underground. Nonostante suonino decisamente bene, non si può dire che il loro punto di forza sia la tecnica, perché non sono all’altezza ad altri gruppi fuori dal mainstream come i “Brutus” o i “Prophecy”: i cinque tedeschi puntano tutto sul mood espresso da questo disco.

Già il primo ascolto mi ha rimandato indietro di quattordici anni, al 1992, anno in cui uscì il seminale “Mental Funeral” degli Autopsy: se conoscete il gruppo in questione e vi ricordate le atmosfere riprodotte da Refeirt e compagni, vi starete facendo un’idea di quello che intendo dire. Il disco è assolutamente marcio e malato e in ogni singola sua nota esprime decadenza fisica ed emotiva. Stessa malvagia oscurità, stesso sound umido e soffocante, ma questa volta supportato da una produzione moderna in grado di esaltare tutte queste caratteristiche.

La prima traccia, l’Intro, inserisce molto bene nel mondo musicale degli Impure: accordature molto basse, tempi variabili ma che indugiano sui rallentamenti e sulla pesantezza senza concedere spazio alla melodia. Insomma, una vera chicca per chi ama il Death più grezzo e spartano. Non per questo, però, devono astenersi gli amanti dei tecnicismi: come già detto, questi ragazzi suonano bene e si possono trovare degli spunti abbastanza interessanti. Infatti gli Impure non si limitano a emulare i mostri sacri del passato, ma ci mettono qualcosa di loro, aumentando la componente brutale e violenta di band come gli Autopsy. Le canzoni sono molto eterogenee ed evitano quindi di annoiare: in più sono ben strutturate, segno delle discrete doti compositive del quintetto. Unica pecca, un growling troppo gorgogliante che però non toglie potenza e aggressività al complesso. Ma ciò che spicca più di tutto è l’aria assolutamente putrida che si respira durante l’ascolto di questo cd, che in generale si rivela ascoltabile e parecchio trascinante, anche grazie ad un drumming equilibrato, preciso e potente.

Detto ciò non posso che consigliarne l’ascolto: “In Disrespect To Mankind” è un ottimo disco underground che non deluderà nessun fan del Death metal perché è grezzo, pesante e malsano ma suonato bene. Cosa chiedere di più? Se avete fame di brutalità cercate questo lavoro e sarete saziati.

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