Dopo aver recensito il loro esordio “Nitecomes” su queste pagine qualche anno fa, fanno il loro ritorno (e che ritorno!) gli Infall con “Silent”. Prendendo spunto da quanto di buono è stato fatto nell’esordio discografico, il quartetto è giunto oggi al termine di quello che possiamo definire un percorso sonoro focalizzato su tutto ciò che ruota attorno all’emisfero math. Per giungere preparati all’appello la band ha lavorato decisamente sodo su quelle sbavature che in passato furono evidenti al primo ascolto, in primis quella tendenza al voler “fare qualcosa più del dovuto” che spesso tramutava un brano inizialmente interessante in qualcosa senza un nesso logico a causa del caos generato. Intendiamoci, “Silent” è un album che vive e respira caos, ma sicuramente segue una logica studiata, dando la giusta dose di ossigeno all’ascoltatore attraverso continui stravolgimenti ritmici che alla lunga rendono questo disco qualcosa di molto interessante. I suoni acidi delle chitarre mi riportano a due band che anni fa adorai, Curl Up And Die e Since By Man, mentre la foga distruttrice che divora ogni brano è madre di quanto i The Dillinger Escape Plan hanno insegnato negli anni a noi umani. Un album davvero intenso in ogni sua sfumatura, come dimostrato da brani come “The Random Butcher” e “Palindrome”, due bei ceffoni serviti come si deve. A mettere la ciliegina sulla torta ci ha pensato Alan Douches (al lavoro con Mastodon, Converge, Every Time I Die…), qui chiamato al master.

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