Dopo il pluritelegattato "Vicious Delicious" ed il master-PISS "Legend of the Black Shawarma", tornano gli israeliani Infected Mushroom con un nuovo, promettente (almeno dal titolo, "Army of Mushrooms") album che potrebbe essere decisivo per quanto riguarda il cambio di "look" musicale già anticipato dal suo predecessore.

Le premonizioni di "Black Shawarma" erano esatte: il duo/non-più-duo orientale ha oramai abbandonato la vecchia psy-trance che li rese noti per tutta la prima decade degli anni '00, dedicandosi invece ad una Dubstep unita a ritmi Jumpstile & simili. Gli Infected sono cambiati: la loro offerta musicale non comprende più le atmosfere elettroniche di "Albibeno" o "Elation Station", le melodie malate di "I'm the supervisor", i riff che ti martellano il cervello di "Becoming Insane" e chi ne ha, più ne metta...

La loro maturità musicale raggiunta nella psy-trance, l'hanno voluta sfruttare per immergersi in un genere musicale nuovo (specifico: nuovo per loro che lo suonano, non per noi che lo ascoltiamo), per eseguire una nuova ricerca compositiva in un contesto pur sempre elettronico.

Ecco che, però, lo sviluppo dei vari brani (12 + una bonus track) inizia ad essere ridondante, patetico, all'antica (dai, Cristo! ancora con quei passaggi di overloop di batteria?! li faceva DJ Fargetta negli anni '90!), mal sfruttato e mal sviluppato.

Mi spiego meglio.

Con "mal sfruttato" intendo dire che i brani non sono poi così osceni. La presenza di mani musicalmente istruite si sente molto, in particolare dietro ai synth. Le modulazioni armoniche sono sicuramente meno banali dei compari "dubsteppari" che or ora non voglio neanche citare, onde evitare che inizino a girarmi gli amenicoli.

Basti ascoltare il giro armonico dell'apripista "Never Mind" per capire che qui non si tratta di gente che compone ad orecchio, schiacciando note a caso nella tastiera e trovando un riffino elementare che si potrebbe suonare col flauto dolce delle medie.

I suoni, inoltre, sono sicuramente ben creati, richiamando appieno le sonorità del gruppo degli anni precedenti. Ciò che però fa decadere tutta questa ricerca melodica, è sicuramente lo sviluppo stesso delle canzoni.

Nonostante gli innumerevoli cambi di riff e tempi, presenti in molti brani (vi rimando come esempio sempre al sopracitato "Never Mind"), il risultato risulta molto scontato e poco accattivante. Sono i soliti passaggi che da oramai dieci anni i Funghetti ci stanno proponendo.

Il tutto, poi, sotto una chiave Dubstep.

"Army of Mushrooms" è dunque un album che, purtroppo, rende poco merito al tentativo di svolta stilistica del duo israeliano, facendoli ricadere non più in una possibile "avanguardia", bensì in un misero cambio musicale puramente modaiolo.

Nonostante tutto, è un album che va sicuramente ascoltato, almeno in parte, perchè, dal punto di vista melodico ed "audiofilo", ha sicuramente molto da insegnare.

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