"Non ti libererai mai di me" Vergerus ad Alexander

Per poter parlare di un film nel migliore dei modi, un recensore come si deve rinnova la visione dell'opera al fine di cogliere tutte le sfumature del caso e di eliminare qualche eventuale imprecisione per colpa di una memoria non sempre impeccabile. Tanto più se la pellicola in questione è "Fanny e Alexander" (1982), ultima e complessa fatica (nel vero senso della parola) cinematografica di Ingmar Bergman, dalla durata di circa tre ore (originariamente cinque per la televisione), potrebbe sembrare azzardato esprimersi senza averne le bellissime immagini ancora sulla retina. Eppure proprio questo mi accingo a fare: l'ultima volta che ho goduto di questo film è stato almeno due o tre anni fa. La mia scelta si basa sul fatto che un capolavoro (di questo si tratta) lascia sempre qualcosa di indelebile nella persona che ne beneficia e, nel tempo, viene interiorizzato e metabolizzato in maniera sempre più soggettiva e intima, intrecciandosi con le vicende e gli stati d'animo del soggetto. D'altro canto mi pare inutile e penoso descrivere una pellicola così profonda e ricca di contenuti in modo scolastico e convenzionale, operazione già ampiamente fatta da altri sicuramente meglio di quanto farei io. Chiedo preventivamente perdono per non poter affrontare dunque tutte le tematiche del film, limite di cui ne sono perfettamente conscio.

Accenno la trama: Fanny e Alexander (alter ego dello stesso Bergman) sono due fratelli appartenenti ad una ricca famiglia borghese svedese di inizio Novecento. Il padre Oscar è direttore di un teatro, accompagnato alla splendida moglie Emilie. La figura di riferimento dell'intera famiglia è la salda nonna Elena, vera e propria matriarca, saggia e monolitica; completano il quadro altri zii e parenti ciascuno dei quali è contraddistinto da vicende personali più o meno felici. La prima parte del film regala un affresco di tale famiglia, indaga i rapporti famigliari e scava nella psicologia dei singoli personaggi introducendo il mondo dei due protagonisti. Un giorno Oscar, mentre interpreta l'Amleto, muore durante le prove. Dopo qualche tempo Emilie si sposa con Vergerus, il pastore protestante del paese, e si trasferisce con i figli nell'austera dimora del secondo marito. Questa nuova sistemazione sarà motivo di grande angoscia per i poveri Alexander e Fanny, a causa della severità eccessiva del nuovo padre, che non risparmierà severe punizioni ai ragazzi. L'atmosfera nella canonica, popolata da figure sofferenti e negative, si fa sempre più pesante e angosciante, finché sarà la nonna, con l'aiuto di un mercante ebreo, a organizzare la fuga dei due nipoti.

"Fanny e Alexander" non racconta soltanto una storia, al contrario offre spunti di riflessione sul senso dell'immaginazione, della fantasia, delle ossessioni degli uomini e di Bergman stesso. Il regista inserisce ed intreccia una miriade di microcosmi e li mette in relazione tra essi, servendosi di blocchi narrativi che focalizzano l'attenzione ora sull'uno ora sull'altro. La prima parte è dedicata alla famiglia lieta (la cena di Natale), ed è una sintesi dei ricordi autobiografici d'infanzia (la casa dei protagonisti è una fedele ricostruzione degli ambienti di casa Bergman) e dei desideri infantili del regista. La sequenza del teatro è una dichiarazione d'amore malinconica per questa straordinaria forma d'arte, completata dalla scena in cui Alexander osserva estasiato la lanterna magica, in riferimento all'entusiasmo fanciullesco del regista per il cinema. Altri mondi più sinistri e tetri sono la casa del patrigno e il magazzino dell'ebreo, veri e propri cimiteri di fantasmi, che richiamano l'occulto e la paura, ma non solo. In questi luoghi Alexander si interroga sulla vita, sulla morte, sull'aldilà e su Dio. Affrontare l'irreale,  il fatuo, la sofferenza e la morte come entità non definitiva traccia un parallelo inevitabile con "Sussurri e Grida" altra opera ancora più grave e claustrofobica, paragonabile come intensità e contenuti ma espressi in forma ancora maggiormente drammatica.

In "Fanny e Alexander" Bergman rievoca e concentra i contenuti più cari del suo cinema, affrontando questioni etiche e morali in maniera mai banale, spesso utilizzando immagini metaforiche non sempre di facile interpretazione. La testa di Alexander è abitata da dubbi, da spettri di vivi che sembrano morti e di morti che ritornano per allietare, ossessionare o chiedere aiuto; in lui convivono l'amore e l'angoscia, la curiosità e la fantasia. I riferimenti culturali e la ricchezza di citazioni, proprie di una formazione intellettuale di chiara matrice classica, sono uno strumento per indagare, mostrare, contrapporre l'essenza più intima dell'animo umano in tutte le sue sfaccettature. Cito come unico esempio di la morte di Oscar, il primo e amato padre dei due fanciulli, che muore proprio mentre sta recitando l'Amleto e, come il padre di Amleto, torna a fare visita al figlio, ma, a differenza del dramma shakespeariano, non è il desiderio di vendetta che lo spinge, bensì l'amore paterno, un senso di dovere e di conforto nei confrnti del figlio.

Il film resta sospeso tra realtà e immaginazione, non offre risposte, ma si limita a bisbigliare qualche suggerimento come se il regista volesse dire molte cose senza sentenziare nulla. Addirittura in questo caso Bergman rinuncia ad un pessimismo di fondo che caratterizza molti suoi lavori precedenti e opta per un possibilismo speranzoso anche se non propriamente rassicurante. Le immagini della maschera, della marionetta e del giocattolo (ripresi per l'ennesima volta dal Nostro) sono un preambolo della vita vera, che altro non è che un giocattolo più grande, che richiede maggiore fantasia di colui che ne vuole usufruire.

La fotografia e le scenografie, così come i costumi, sono magnifiche come sempre e tracciano un confine netto tra le due dimore dei protagonisti, la prima caratterizzata da colori caldi e ambienti sfarzosi, la seconda proponendo un arredamento scarno e una quasi assenza di colore.

"Fanny e Alexander" è indubbiamente un grande capolavoro a coronamento di una carriera, anzi, di un percorso artistico tra i più alti della storia del cinema, tra i premi internazionali ricevuti figurano quattro Oscar, tra cui miglior film straniero. Attualmente la migliore versione in DVD in italiano la offre "San Paolo" in cofanetto doppio, ricco di interviste e di extra.


  • Bartleboom
    11 apr 11
    Recensione: Opera:
    Visto tanto, tantissimo tempo fa. Ricordo di averlo apprezzato molto, ma anche di avere un po' sofferto la lunghezza e - inutile negarlo - il ritmo. Tanti simboli, immagini ricchissime, tanta poesia e un approccio "fiabesco": gran film, anche se devo ammettere che preferisco altre pellicole di questo regista. Te, invece, una garanzia delle okulistiche. Bravo.
  • Geo@Geo
    11 apr 11
    Recensione: Opera:
    Lavoro che comprende un po' tutto il cinema di Bergman; certi aspetti sono trattati in modo meno spigoloso o , se si preferisce, più morbido. Ciò che ti rimane nella memoria, dopo aver letto un libro o visto un film, è proprio tutto quello che definirei "recensione".
  • boninzegna
    13 apr 11
    Recensione: Opera:
    il voto
  • Muffin_Man
    1 ott 15
    Recensione: Opera:
    sublime, tra le vette di Bergman
  • TataOgg
    26 mar 21
    Recensione: Opera:
    Ho iniziato a vederlo senza sapere quanto sarebbe durato, non ho mai staccato e quando é finito sono rimasta stupita di quanto tempo fossi rimasta letteralmente incollata allo schermo. Solo io mi sono chiesta perché intitolare il film a Funny che é poco più che una comparsa? Magari nella versione integrale non é così.
    • Eneathedevil
      27 mar 21
      Fanny più inutile di Tobey Maguire nel Grande Gatsby
    • TataOgg
      27 mar 21
      Il grande Gatsby l'ho visto ma quasi non lo ricordo. Ma tu dimmi, per una volta che Le Diable mi rivolge la parola non so che dirgli .... Che amarezza
    • Eneathedevil
      27 mar 21
      Eh, volevo fare un parallelo tra Fanny e un altro soggetto completamente dimenticabile in un altro film e mi è venuto in mente, a caso, il ruolo di Maguire ne Il Grande Gatsby. Tra l'altro in quel film erano tutti piuttosto dimenticabili e goffi al cospetto del solito Di Caprio chiamato puntualmente a tenere il peso sulle spalle dell'intera pellicola. Terribile la Mulligan.

      Beh, se non lo ricordi, la cosa conferma probabilmente il mio assunto. Ed effettivamente dopo le 3 o le 5 ore di Fanny & Alexander, l'innocente sorellina fa da complemento di arredo.
    • TataOgg
      27 mar 21
      Ricordo solo di Caprio e lusso e donne, forse anche un po' di noia (mia). Di Caprio accentratore? Dici? credo che (non) ti sbagli.. ahah
      Fanny non si dimentica per il suo essere praticamente inutile, viene inquadrata (solo mostrata, zero parole) per la prima volta quando si é a metà film. Neanche piange quando bastonano il fratello, Lei fa numero. Si, hai trovato probabilmente il parallelo adatto.

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