"tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento: tu vuoi essere e non sembrare di essere...essere in ogni istante cosciente di te e vigile, e nello stesso tempo ti rendi conto dell'abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa, provoca quasi un senso di vertigine il timore di vedersi scoperta, di vedersi messa a nudo, smascherata, riportata ai giusti limiti poichè ogni parole è menzogna, ogni parola è falsità, ogni sorriso una smorfia...qual è il ruolo più difficile?"

Ieri ho appena visto uno dei film che entra nella cerchia dei film che amo di più: quest'opera è talmente densa di significati, di simboli e associazioni che credo sia molto difficile spiegare e trovare dei significati comuni a tutti e il regista riesce a fare ciò con pochissimi elementi: una clinica fredda e livida, una spiaggia deserta, due giovani donne e i loro fantasmi, il loro inconscio e le loro paure.

Il film ci parla di Elisabet Vogler, giovane diva teatrale, che, durante la rappresentazione dell'Elettra, si blocca in un mutismo ed in seguito decide di non parlare più. La donna, viene data in carico ad Alma, giovane infermiera (e anche un pô educatrice) ottimista, sicura della sua vita e in procinto di sposarsi, che deve quindi accudirla e cercare di aiutarla ma ogni sforzo di quest'ultima sembra vano.

Alma si preoccupa di dare affetto ed attenzione a Elisabeth, che resta chiusa nel suo isolamento narcisistico:se da un lato la scelta dell'attrice del suo silenzio è un modo per evitare di essere fraintesa come persona, tra essenza e apparenza è quindi una protesta di se stessa, col silenzio nessuno puo confondere ciò che è e ciò che sembra: in questo modo non deve recitare nulla, ma solo essere. Da un altro lato è anche uno sdegnoso rifiuto degli altri, un negare il bisogno dell'altro, della sua dipendenza per rinchiudersi nella torre d'avorio del suo Ideale dell'Io. La direttrice della clinica decide di mandare le due donne nella sua casa solitaria al mare, convinta che un pò di riposo possa migliorare la condizione dell'artista.

Qui si viene a creare una strana ed ambigua amicizia tra le due: Alma inizia a fidarsi e confidarsi con Elisabet e, durante il giorno e la notte, le racconta della sua vita, dei suoi primi amori, dei suoi triangoli sessuali con degli sconosciuti e il conseguente aborto: mentre Alma parla l'altra donna rimane in costante silenzio ascoltandola, e forse sembra comprenderla; difatti a un certo punto l'infermiera dice. "nessuno si era degnato di ascoltarmi, fa così bene parlare..." e sembra quasi che la terapia si sia invertita con la paziente come terapeuta e viceversa. L'idillio è spezzato quando Alma scopre che Elisabet ha scritto tutti i suoi segreti in una lettera, dove la schernisce e dice che si diverte a studiarla e che pensa che l'infermiera si sia invaghita di lei.

Vero o falso che sia il senso di tradimento porta alle estreme conseguenze l'inversione di ruoli tra le due; che si tratti di identificazione con l'altra come alter ego della parte nascosta di sè, di identificazione proiettiva, di transferte controtransfert, di catarsi pulsionale o scissione ciò viene mostrarto nel film attraverso una totale ambigua complicità tra le due, un rapporto di totale ambivalenza, di odio e amore.

Alma inizialmente sembra non volerci stare a questa inversione e così si ribella a ciò offendendo Elisabet, attaccandola con la sua rabbia e la picchia fino a minacciarla con una pentola di acqua bollente tale che Elisabet parlerà per un istante, ma ad un certo punto viene da chiedersi chi è chi.

Le due donne, difatti sembrano la stessa e diventano la stessa nel film: Alma rinfaccia prima a Elisabet il desiderio che suo figlio nascesse morto per timore di lasciare il teatro e poi gira l'accusa su di sè, che ha abortito, parlandone però sempre nella terza persona dell'altra: con la negazione e la proiezione si arriva quindi ad una completa identificazione delle due "cattive madri" con i due volti che diventano uno solo: chi è la Persona? quello che in latino significava la maschera teatrale e per Jung l'atteggiamento esteriore? e chi è la vera personalità, la vera anima (Alma) interiore? Elisabet si era presa l'anima di Alma attraverso i suoi silenzi ed ora questa sembra gridare tutta la verità, il dolore e il male nascoste dietro l'ultima maschera teatrale del silenzio di Elisabet.

La realtà resta però esterna da quest'intera situazione oniriche è come il bambino che Bergman pone nel prologo e nel finale: è imprigionata nella pellicola e può solo limitarsi a toccare un'immagine sbiadita e cangiante della donna madre.

Così il Maestro con il suo stile asciuttissimo, pulito, neutro, fatto di intensi primi piani, di immagini sognanti e da un utilizzo straordinario del bianco e nero ci dà un'opera piena di suggestioni e di significati, che qui non son riuscito a esprimere pienamente, sulla vita e sulla finzione. Infine da sottolineare continuamente la bravura, la maestria e la perfezione delle interpretazioni di Liv Ullmann, che con assoluta perfezione riesce a rendere tutto il dolore, la corruzione e il dramma attraverso il suo sguardo e di Bibi Andersson, che ci grida tutti i tormenti e le passioni dell'anima umana.

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