Signori e signore (più signori si spera) ecco a voi uno dei dischi di cui si è più parlato nel microcosmo Brutal Death nello scorso anno. Perché?
I meccanismi sociali del Brutal Death sono misteriosi anche se di solito hanno una logica ben precisa; ad esempio gli Inherit Disease potrebbero aver sviolinato il novanta per cento delle Band attualmente influenti nel Brutal Death ed aver perciò ottenuto consensi, oppure potrebbero avere pagato un delirio la Unique Leader Records per avere una pubblicità infinita. Fatto sta che se prendiamo i libretti di dieci dischi Brutal dal 2004 al 2007, in ognuno si trova un ringraziamento agli Inherit Disease. Perché?
La mia risposta è "Boh!".
Vi starete chiedendo perché ho dovuto fare questo lungo preambolo sui comportamenti degli Homines (miseramente) Sapientes Brutallarensis; perché senza andare in California dagli Inherit Disease, queste stesse dinamiche le vedo nella nostra piccola Italia, nel mio microscopico Piemonte.
E questo, ben inteso, nulla toglie al valore complessivo del lavoro; solo mi sembra giusto puntualizzare che al mondo tante Band del medesimo genere, altrettanto valide, vengono saltate a piè pari mentre altre vengono portate in palmo di mano dall'etichetta di turno solo perché hanno saputo gestire meglio le proprie Pubbliche Relazioni (anche il Brutal è divorato dall'Imperialismo).
A parte le mie comunistoidi riflessioni su cosa è giusto e cosa è sbagliato (mi piace degradare la filosofia comunista per disquisire di Brutal), resta il fatto che gli Inherit Disease piacciono. E gli Inherit Disease si fanno conoscere.
Non ho ancora analizzato studi statistici, ma credo che ogni giorno in California nascano tanti gruppi Brutal quanti bambini qui in Italia; considerato che un gruppo Brutal conta almeno tre elementi, nascono tre volte più bambini (ehm, no, Brutallari) in California che non Italia. Il ragionamento forse non fila perfettamente, ma questo ora non è importante. Quello che importa è che tutti i gruppi provenienti da quella zona, nascono e crescono sotto l'egida dei Deeds Of Flesh; Vile, Odious Mortem, Decrepit Birth, Disgorge (meno degli altri) e molti altri sono la prova empirica di ciò che sto dicendo. Tutti scritturati dalla Unique Leader, tutti legati al sound californiano fondato nella scorsa decade giustappunto dal trio di Los Osos.
Gli Inherit Disease presentano caratteristiche identiche ai loro colleghi: diventano famosi alla prima uscita (come tutti quelli da me sopra elencati), sfornano un buon disco di Brutal Death, non inventano niente di nuovo.
Il sound proposto nasce dall'incrocio della scuola Californiana, di quella Newyorchese e dello Slam. Morale della favola? Quel Brutal chimerico che tanto piace ai giorni nostri e che personalmente inizia un po' a stufarmi: è il Brutal di quelli che non vogliono ridursi a fare puro Slam ed essere etichettati come buzzurri (Enmity, Devourment, Brodequin e un sacco di altri gruppi) ma non vogliono nemmeno farsi alfieri di un sound personale. Le canzoni che ne risultano sono composte bene: alcune presentano qualche riff interessante ("Apostasy Of Unknowing", "Procreating An Apocalypse", "Perpetual Animosity") altre invece sono più fiacche e per quanto sempre di buon livello, puzzano tanto di Filler (cioè canzoni composte senza molto impegno per allungare la durata totale). Alcuni passaggi di chitarra mi hanno ricordato molto gli Skinless del primo periodo, cosa che ammetto di avere apprezzato parecchio; ma proprio perché alcuni spunti sono degni di lode, si nota ancora di più come tali spunti siano goffamente sfruttati. In altre parole, saranno anche conosciuti, ma si sente che questo è il loro debutto. Il batterista offre una buona prestazione, ma sembra tanto un pupazzetto caricato a molla: Blast precisissimi, ma pochi controtempi rendono la sezione ritmica abbastanza noiosetta senza contare che, chi conosce il genere, si morderà le mani pensando a cosa avrebbe potuto tirare fuori un drummer più fantasioso.
Il cantante invece ha uno stile abbastanza personale; il suo growl, duraturo come pochi, è basso e masticato e ogni tanto si lancia in accelerazioni che pochi altri sarebbero in grado di fare. Eccezionale la produzione, finalmente in grado di mettere in luce tutti gli strumenti (basso compreso) senza risultare "gommosa". Anche il Mood non è malaccio, e alcune canzoni comunicano proprio quel senso di frastornarne distruzione e di sfiducia nel genere umano che permeano i testi delle canzoni. Racconti di squallore umano.
Se non si fosse capito, il disco mostra alti e bassi: parti che iniziano a coinvolgere profondamente, anche sotto un profilo emotivo, vengono troncate o fatte seguire da altre insulse e poco opportune. Considerando che sono degli esordienti, non è nulla di male, ma allora non vedo perché incensarli così tanto; in generale il disco è buono ma i numerosi spunti che vi si trovano sono male adoperati.
E ciò che è grave è che il prematuro successo che gli è piovuto addosso di sicuro non li stimolerà a fare meglio; è probabile che, a ragione, penseranno che continuare su questa linea il porterà dritti nel cuore dei fan e lasceranno le loro potenzialità inutilizzate. Il voto sarebbe un tre e mezzo che però mi va di arrotondare per difetto (oggi sono più Brutal degli Inherit Disease).
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