Strana cosa gli Insidious Decrepancy: una one man band proveniente dalle lande del Texas. Strana cosa perché, mentre nel Black è cosa comune mettere in piedi un progetto da soli, nel Death è cosa altamente inconsueta tant'è che le band più "striminzite" sono formate da almeno due persone (Goreopsy, Putrid Pile, Sikfuk ed i più famosi Mortician). Questo Shawn Wbitaker (chi mi spiega come si pronuncia il cognome avrà in cambio una matita lunga un metro e sessanta) invece vuole fare tutto da solo (evitate battute volgari, nel booklet ringrazia una certa Melissa chiamandola "amore della mia vita") prendendo ispirazione da tutto il Brutal Death Newyorchese ed in parte Californiano condendolo con qualche "boccata d'aria" tipica del Death floridiano. Strana cosa eh?

Lsciatosi alle spalle un album decisamente mediocre e altrettanto decisamente troppo ancorato ai canoni come "Decadent Orgy Of Atrocious Sufferings" (2002), il nostro uomo torna nel 2005 con questo "The Inerrancy Of Profanation", messo sotto contratto dalla Unmatched Brutality: ebbene, questo dischetto è largamente superiore al precedente e presente per una volta quattro idee nuove che non possono non fare felice un Homo (veramente)Sapiens Brutallarensis.

Sorvolando sulla grande raffinatezza della cover (che però a livello strettamente grafico è un piccolo capolavoro, ovviamente targato Jon Zig), sulla lunghezza dei titoli (incommensurabile "Surreptitious Misanthropy Voraciously Consuming Rationality Thus Invoking Dormant Sociopathic Desirest") e sui temi trattati (un po' di satanismo, molto anticristianesimo e una valanga di blasfemie), direi che potremmo iniziare a parlare della proposta musicale.

Una delle tracce che più mi ha colpito è proprio l'opener "Befouling The Adoration Of Christ", forse la migliore del cd insieme "Festering Oral Infestation Of Parasitic Anomaly": mi ha colpito perché è una canzone capace di partire come la classica canzone Brutal Death del XXI secolo per poi pian piano allontanarsi nel passato ed andare a ripescare nientemeno che i miagolii chitarristici alla Chuck Schuldiner (molto meno tecnici ma dall'altrettanta suggestività). E qui occorrono delle precisazioni. Shawn non è un chitarrista eccezionale, non suona il basso in maniera impeccabile e non ha una voce notevole nel panorama del Brutal Death, eppure l'insieme risulta più che buono. Come mai? Perché questo tizio sa comporre dei bei pezzi e sebbene la sua tecnica non sia delle migliori è comunque apprezzabile considerando che è polistrumentista. Il riffing di chitarra, come dicevo, può ricordare le cose più semplici dei Suffocation o degli Immolation e, in linea di massima, consiste in giri mediamente complicati, molto "chiusi" e eseguiti rigorosamente in Palm Mute. Non manca qualche qualche rara apertura veramente gradevole che riesce a spostare il tutto dalla rigidità del lavoro precedente: il lavoro di basso, come spesso accade, è volto a cementificare il Guitar Work e non regala niente di speciale.

Menzione particolare merita invece la programmazione della batteria: da denigratore della batteria elettronica quale sono, posso dire che questo tizio la sa adoperare veramente bene, sia chiaro, nei limiti intrinseci di questo strumento. Il rullante e i Tom suonano un po "finti", ma il lavoro compiuto coi piatti è veramente eccezionale. Ma c'è di più; il fatto che la drum machine tolga il problema della difficoltà di esecuzione, consente a Shawn di sbizzarrirsi con tempi abbastanza inconsueti, trascinanti e fottutamente nuovi. Non solo Blast Beat a tavoletta, quindi, ma ritmiche abbastanza fuori del comune che rivelano delle buone doti compositive (questo sempre considerando che non sono sicuro che sto tizio sappia tenere un normale quattro quarti). Il songwriting è ottimo; le song si seguono tutto sommato leggere, distinguibili le une dalle altre e con un mood decisamente interessante. Per quanto si tratti sempre di Brutal Death, nelle note di questo "The Inerrancy Of Profanation" non c'è solo un fiume di odio, c'è anche una decadenza palpabile che farà contenti i cuori dei fan più esigenti.

Buona prova, dunque, per questo anomalo progetto musicale che per quanto debba ancora compiere delle evoluzioni, mostra già di avere le carte in regola per un futuro roseo: un disco decisamente buono che può piacere tanto ai Death Metaller vecchia scuola tanto quanto a quelli più avanguardisti, un disco che esprime personalità senza strafare e che soprattutto propone qualcosa di nuovo senza per forza puntare tutto sulla tecnica (vi cito ancora una volta quei gasati degli Spawn Of Possession). Bravo, l'eccellenza non è lontana.

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