Ne sono passati di anni.

Mi ricordo quando me lo regalarono nel 1999, allegato alla Playstation, il mitico 32 bit. Era il 5 ottobre, il giorno del mio compleanno.

Do you know Spyro? No, i don't.

You don't know what you've lost.

Spyro è il draghetto paladino della giustizia, il predestinato per salvare la sua stirpe di 80 draghi. Gnasty Gnark ha pietrificato questi colossi in giro per i mondi del drago e l'unico a essere esente dalla maledizione è proprio il piccolo. Sarà un'epopea. Spyro dovrà viaggiare per ben 6 mondi, al fine di arrivare dal malvagio mostro.

Un viaggio confusionario, di portale in portale, forse abbastanza limitato nella grafica, ma forte nella giocabilità e nel divertimento. Spyro non sa nuotare, rispetto agli episodi successivi, ma ha pur sempre la peculiarità di poter sorvolare canyon. E di arrostire il sedere a chiunque gli passi davanti. Nel caso in cui non fossero bruciabili, egli provvede ad una potente incornata.

E' un gioco abbastanza elementare, ma crea grande dipendenza. Coadiuvato anche da splendide musiche di Steve Copeland (cercate su emule la soundtrack del gioco), è un esperienza che, in età infantile almeno, genera emozione e partecipazione. Spyro è un po' l'archetipo di tutti noi quando siamo giovani, con grande voglia di conquistare il mondo e fare giustizia contro chi non merita di stare ai posti più alti. E' un po' un'icona politica, una sorta di Deus Ex Machina del popolo. Un Davide contro un Golia molto più grande.

E sì, ci si può anche affezionare ad un drago. Lo si può anche portare come sogno, come amico immaginario, come compagno di avventure. E non credo sia pazzia. Almeno per quell'epoca, la fine degli anni '90, fino all'inizio del 2000 eravamo assorbiti dalla tecnologia come l'acqua da uno Scottex. Senza renderci conto forse che era qualcosa sì più grande di noi, ma era anche una via di evasione, se non di apertura a nuovi orizzonti.

Personalmente l'ho vista così. Stagliarsi nel cielo con Spyro aveva un significato particolare, significava provarci, nonostante tutto. Nonostante lo scontro fosse impari. Nonostante qualcuno ti ridesse alle spalle. Nonostante tu fossi piccolo e indifeso. L'ho capito solo molto tempo dopo, solo ora. Dopo aver vissuto sulla mia pelle ingiustizie anche piccole, scherni, e via dicendo, ho capito che giochi come questo mi hanno costruito la corazza che ho ora. E' difficile trovarsi in una condizione di sovrappeso, e di allontanamento.

E' non è neanche bello pensare che, quando giocavo a Spyro, ero solo io che mi credevo di farmi sforza e prendere a spallate gli altri.

Dopo tanto tempo, ci sono riuscito. E questo gioco non è un semplice divertimento, ma ormai un mito sociale.

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