Putain, stanno arrivandi i nazisti” avrà detto ogni parigino in quel Giugno del 1940.

“Bambini, dobbiamo prepararci e fuggire verso la campagna” avrà detto una madre, “Oddio, tutte le mie preziose ceramiche di Sevres” avrà detto il nobile amante dell’arte con nessun vincolo mortale a questo mondo, “I miei manoscritti!” l’artista egoista e snob. E tutti giù per le strade dopo aver serrato bene le finestre, rassettato a dovere la cucina, congedato i domestici. Tutti in coda verso l’ignoto. Chi a piedi, chi su carretti tirati da animali, i più facoltosi in auto mentre lugubri aerei si facevano sentire in lontananza e proiettavano ombre scurissime su una città sconvolta, in preda a un panico misurato e pronta a chiudere i battenti in ogni angolo di vita. Tutti erano uguali o quasi. La ricerca del cibo diventava la priorità, quattro mura e un tetto la necessità per passare la notte. I soldi non erano oramai più un lasciapassare per ogni cosa. Per tutto il resto, la loro Mastercard, era carta straccia.

“Temporale di Giugno” è un affresco corale di un popolo spaventato, lo specchio della Francia mentre le truppe tedesche avanzano inesorabilmente verso la capitale. Irène Némirovsky (1903 – 1942) pennella meravigliosamente tante scenette che tendono a intersecarsi con una prosa semplice e lineare, apre i nostri orizzonti sulle brutture della guerra pur non calcando mai la penna sulla “bruttura” stereotipata dei soldati della Wehrmacht, pedine inconsapevoli di un destino molto più grande di loro. I nuovi borghesi e i ricchi e i poveri e i clericali diventano un tutt’uno dove solo le piccole sfumature di ogni personalità tendono a emergere e a caratterizzare i brevi capitoli che splendono di luce propria come quei minuscoli particolari che solo un occhio attento può gustare davanti al Trittico del Giardino delle Delizie di Bosch. C’è spazio per l’eroismo e l’amore, per la placida vita contadina, per la morte assassina e per la morte casuale e pure per quella naturale, c’è spazio per il male ma pure per il bene, c’è spazio per gli animali, per le bellezze naturali, per il tempo atmosferico e pure per un gruppo di fighetti che cerca di riprendersi la vita dopo l’armistizio e il ritorno a Parigi.

“Temporale di Giugno” è il primo libro di “Suite Francese”, opera che doveva trovare compimento in 5 atti, che anticipa il secondo capitolo “Dolce” e nulla più a causa dell’origine ebraica della scrittrice (nata russa e cresciuta in Francia), a causa delle leggi razziali e della deportazione ad Auschwitz e della morte per tifo nel 1942. Pubblicato postumo nel 2004, “Temporale di Giugno” è uno scroscio benefico nell’anima di ogni lettore, è un bagno corroborante che lava via certe inutili e fastidiose ignoranze, è una boccata d’aria buona dopo averne respirata tanta viziata. E’ un libro che porta il sereno e il calore pungente del sole. E’una delle cose più belle che abbia mai letto.

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