Con i grandi classici è facile, ti compri un “Blonde On Blonde” anni Sessanta e sai d’aver in mano un pezzo di storia e, subito dopo, eternamente impressa nella mente un’esperienza indimenticabile da un’artista così immenso…

Ma per chiunque, dal critico affermato al semplice affamato di novità, adesso nel 2006 sbilanciarsi su un album appena sfornato o è un modo per farsi sentire o è molto arduo… Per questo sfavillante debutto di band canadese c’è di sicuro da rimanere parecchio entusiasti…

Il loro mondo è quello del più obliquo e indipendente pop di inizio millennio ma “Return To The Sea” ha qualcosa in più delle altre band del genere (penso per dire agli 'Architecture In Helsinki'); l’impatto è di quelli che ti stendono, “Swans” la prima traccia che sfiora i dieci minuti, ha una leggerezza, una grazia che si insinua lentamente, prima con un delicato arpeggio, poi una melodia da una voce un pò strozzata in gola, da lacrime inghiottite, prima ti culla dolcemente e poi parte, diventa più penetrante, ti scuote, ti coinvolge, ti trasporta, poi si calma di nuovo, un piano cristallino accompagna una chitarra prima morbidamente elettrificata e che poi al settimo minuto si libera in una catarsi di emozioni fino a quel momento trattenute.. E’ forse il paradigma dell’album..

Siamo entrati nel loro mondo, un incanto dal quale è davvero impossibile uscire fino all’ultima nota perché le canzoni trattengono alta la carica emotiva e soprattutto la loro freschezza ha del meraviglioso. La loro si potrebbe dire una “semplicità complessa” che dà a tutto l’album come una strana e profonda ”fredda emozione” che trasforma piccole gemme pop, con tutti i loro richiami ad altre voci e suoni, in qualcosa di altro, di vicino ma allo stesso tempo lontano, nel tempo e nello spazio, inafferrabile..

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