Capolavori sconosciuti? Dischi introvabili? Eccone uno!
Una delle meteore più sconosciute della terra e, paradossalmente, più sottovalutate.
Questo duo (credo scozzese) s'impose, nel lontano '86, per una canzoncina facile facile, "Driving Away From Home". Il successo fu talmente incredibile, che la canzone fece addirittura il suo ingresso nelle playlist delle discoteche di Ibiza (opportunamente remixata...).
Ma pochi si ricordano delle "altre" canzoni presenti su questo disco, ormai introvabile. Già dal titolo ("La vita è dura e poi muori") s'intravede un gusto per l'understatement, per una amara ironia che poi pervaderà tutte le tracks.
Musica di chiara matrice britannica: molto semplice, canzoni ben strutturate che si avvalevano di arrangiamenti funzionali, a tratti acustici, con un uso sapiente e delicato di tastiere, drum machines e voci.
Le canzoni variano da un genere all'altro, senza però mai perdere una propria identità molto... british: si va dallo speed-folk di "Driving...", alla ballata in puro stile "pub" ("Rope"), alla delicata bossa di "The Better Idea".
"Space" risente un po' degli stilemi pop del periodo, ma il disco si riprende subito con due ballads veloci, "Festival Time" e "Ed's Funky Dinner".
Impreziosito dai cori dei futuri Cristians, il disco è, tutto sommato, godibilissimo. Momenti allegri s'alternano a ripensamenti intimistici, pervasi da quell'amara ironia che permea un po' tutte le canzoni. Stilisticamente vi si possono trovare molti spunti, molte citazioni.
Il duo degli It's Immaterial, purtroppo, darà successivamente alla luce un solo altro album, "Songs", per poi perdersi nell'oblio generale che ha caratterizzato molti artisti di quegli anni...
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