Grazie alla nostra amica rete globale sono riuscito a recuperare questo lavoro del buon Jack. Non mi ricordo proprio dove sia finito sto CD, con molta probabilità si trova a casa di qualche mio conoscente che si è ben guardato dal restituirmelo. Io chiaramente l'ho perdonato, primo perché è una vera chicca e poi son passati tanti anni. Comunque a differenza di tanti altri dischi andati persi, questo non l'ho mai dimenticato.
E così mi ritrovo qua con voi, senza nascondere il piacere di essere io a recensirlo anche se conscio delle difficoltà che questa descrizione presenterà.

Chi non conosce Jack probabilmente non ha mai ascoltato jazz, ed essendo uno dei più famosi batteristi in questo genere, mi esento da cenni biografici e presentazioni. Sarebbe un cammino più semplice fare un bel track by track visto che i pezzi seguono generi abbastanza differenti fra loro. Allo stesso modo, dire che un pezzo è vicino ad un genere più che a un altro, limiterebbe lo spazio della vostra immaginazione. Vorrei mettere in risalto invece alcuni aspetti di questo lavoro: innanzitutto le basi ritmiche che sono estremamente ricche, corpose, compatte e sorprendenti.

Nel campo dove Dejhonette è maestro, vuole accanto a se, Will Calhoun (Living Colour) e Bobby Rosario (credo suoni musica cubana), due batteristi di estrazioni molto diverse. Poi alle chitarre troviamo uno splendido John Scofield che si fa accompagnare e a volte dialoga con Vernon Reid (un altro Living Colour). Solo sentire questi due insieme vi assicuro che è un bel piacere. Per finire devo mettere in risalto che più di metà dell'album è cantato, il che è molto difficile che succeda in lavori concepiti da jazzisti, quasi sempre strumentali. La voce principale è di Joan Henry, una scelta particolare, visto che lei si ispira alle tradizioni musicali degli indiani d'America.

"Musiche per il quinto mondo" è un caleidoscopio di generi e di musicisti di varie estrazioni, provenienti dalle più svariate culture incorporate ormai agli Stati Uniti d'America, heavy metal, canti degli indigeni, reagge, fusion, jazz, funky... Ma il risultato non è un crossover (tipo Mr. Bungle o Estradasphere).

Ogni canzone mostra le sue proprie caratteristiche influenze e allo stesso tempo cerca di nasconderle parlando un linguaggio nuovo. DeJohnette fugge dalla artificiosa rigidità delle forme geometriche per entrare con naturalezza nei vortici dei complessi e sinuosi contorni frattali.

Voto alle batterie e percussioni: 10

Line-up (che é sempre bene sapere in questi casi):
Jack Dejohnette - Synthesizer, Taos Drum, Main Performer, Producer, Vocals, Keyboards, Drums, Arranger, Bass, Percussion
John Scofield - Guitar
Vernon Reid - Guitar
Michael Cain - Synthesizer, Piano
Will Calhoun - Vocals, Drums
Lonnie Plaxico - Bass
Bobby Rosario - Vocals, Drums
Joan Henry - Vocals, Shaker

Elenco e tracce

01   Fifth World Anthem (09:26)

02   Dohiyi Circle #1 (03:02)

03   Miles (08:19)

04   Two Guitar Chant/Dohiyi (06:00)

05   Deception Blues (04:58)

06   Witchi Tia To (06:14)

07   Darkness To Light (12:34)

08   Dohiyi Circle #2 (02:31)

09   Aboriginal Dream Time (08:09)

Carico i commenti...  con calma