Il Buco è un film del 1960 diretto da Jacques Becker, nato nel 1906, allievo di Renoir in gioventù e morto prematuramente proprio nel 1960. Il Buco è dunque il suo ultimo film, il suo capolavoro probabilmente.

Tratto da una storia vera, narra il tentativo di evasione, il quarto in carriera dopo i 3 precedenti, tutti riusciti, di Roland Barbat. Nel film si chiama Roland Dardant ed è interpretato da un attore il cui nome d'arte è Jean Keraudy. Il vero nome però è proprio Roland Barbat, sì insomma interpreta se stesso!

Proverà dunque ad evadere, siamo nel 1947, per la quarta volta insieme con i suoi 3 compagni di cella:

Vossellin, il più anziano, dall'aspetto pacato e l'aria sorniona, lui è il Monsignore per via di una parentela alla lontana con un prelato.

Geo, rude ma buono e generoso, è un eroe di guerra irresistibilmente attratto dalle donne.

Infine Manu, il più figo di tutti. Un giovane Philippe Leroy già attore magnifico, freddo, risoluto e determinato ma leale al 100% un vero uomo direi.

E Roland? Oh beh, lui è il capo. Faccia da galeotto e vorrei vedere, un omone di poche parole e molti fatti, leader indiscusso.

Arriverà in cella un quinto elemento: il giovane Gaspar, un borghese in galera per tentato omicidio premeditato nei confronti della moglie. Un ragazzo dall'aria pulita, molto educato e rispettoso. Non faticherà ad incontrare la benevolenza del gruppo che gli rivelerà il piano di evasione. Fare un buco, nel pavimento, appunto. Gaspar, con la prospettiva di passare una decina d'anni in galera, e gli altri sono messi peggio, accetterà.

Il Buco è il più bel film di evasione da un carcere che abbia mai visto, già, il celebre Fuga da Alcatraz non è a questo livello. Vi ricordo che non solo è una storia vera, ma è interpretato proprio dall'evasore plurimo in persona. I dettagli sono mostrati con una precisione assoluta ed il film nei suoi 140 minuti, indugia non poco nel mostrarci il lavoro del gruppo eppure non ci si annoia mai.

Il film è dannatamente realistico e asciutto. Non c'è niente fuori posto, niente di più niente di meno di quel che vedi. Non c'è spazio per enfasi, battute a effetto, fantasiose caratterizzazioni dei personaggi, guardie carcerarie comprese. Non ci sono colpi di scena (forse) ma ti inchioda dal primo all'ultimo minuto perchè sei in cella con loro e vuoi che il buco sia terminato, vuoi che evadano.

Lo stile secco investe ogni aspetto della pellicola. I dialoghi: non c'è una parola di troppo, perfino lo humour o il sarcasmo o la goliardia o quel che volete è ridotto all'osso. La colonna sonora è del tutto assente, eppure una struggente melodia accompagnerà i titoli di coda. Il montaggio si prende i suoi tempi indugiando come già detto sui dettagli del lavoro necessario per l'evasione e sui volti dei 5 uomini costretti a vivere in una piccola cella. Pochi stacchi dunque e molti piani sequenza. Siamo lontani dalla frenesia moderna videoclippara. Siamo anzi più vicini ad una pièce teatrale anche riguardo la fisicità dei galeotti, costretti loro malgrado in uno spazio angusto e recitando pertanto più con le espressioni del volto che non con le parole o le azioni.

.Magistrale.

Con Il Buco (Le Trou) chiudo la serie di recensioni dedicate al cinema francese, prevalentemente noir, di pellicole girate all'incirca tra il 1940 ed il 1970.

Ho visto questi film grazie ad una rassegna tenutasi presso il Palazzo delle Esposizioni a Roma: "Henri Georges Clouzot e il noir francese". Ne ho visti molti ma ne ho recensiti pochi.

Di quelli non recensiti ma che ho visto alla rassegna, consiglio:

I senza nome ****

La verità *****

Sinfonia per un massacro ****

Alba tragica *****

Rapina al sole *****

Vite vendute *****

La notte dell'incrocio ****

Ucciderò un uomo *** 1/2

L'enfèr ***1/2

Manon ****

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