"L'amore è" non si potrebbe dire; così come "la vita è", "la fede è" o "la musica è", quelle tre parole non possono stare nella stessa frase in quell'ordine. Ma l'uomo è ben poca cosa, è risaputo, e ha bisogno d'etichette, di cataloghi, di descrizioni, arrivando anche al paradosso di provare a descrivere l'ignoto, come nel caso dell'amore. Schiere infinite d'uomini hanno provato e provano amore, e non ci sono dubbi che quel sentimento così va chiamato, ma nessuno di loro ha saputo e sa descriverlo con precisione assoluta. Perciò dobbiamo accontentarci di chi almeno ci prova: i poeti. Certo, non solo d'amore parla la poesia, ma esso è da sempre l'argomento principe della disciplina, se così possiamo chiamarla.
Fra i tantissimi poeti, voglio parlarvi brevemente di Jacques Prévert (04/02/1900 - 11/04/1977), o meglio della raccolta curata da Leopoldo Carra "Per Te Amore Mio", che raccoglie alcune delle poesie d'amore del letterato francese. Come dice il sottotitolo, sono poesie "per giovani innamorati", con le quali Prévert cerca di descrivere le impossibili situazioni create dal sentimento più misterioso e incredibilmente coinvolgente che l'uomo possa mai sperimentare nel suo breve soggiorno terrestre. L'autore, con parole non troppo auliche e con una costruzione di periodo semplice ma non banale, indaga su alcuni degli infiniti aspetti dell'amore. Carra divide la raccolta nei capitoli "L'attimo fuggente", "Questi uomini!", "Perduti amori", "La gioia di vivere", "Abbasso i moralisti"; ognuno di questi titoli è abbastanza esplicativo da non aver bisogno di commenti. Come suggerisce l'ultimo titolo e la fine della poesia che ho scritto in calce a questa recensione, Prévert deve fare i conti spesso con una mentalità ancora ottocentesca, ma ciò non ci impedisce di emozionarci e sentirci partecipi delle scene descritte, e questo probabilmente perchè l'amore è -ecco il bisogno dell'uomo di definire- eterno.
Una raccolta ben curata, con pochissimi punti bassi e tantissime frasi che trovano subito quella strada diretta per il cuore che ogni forma d'arte ricerca.
Ero nuda tra le sue mani
sotto la gonna alzata
nuda come non mai
il mio giovane corpo
era tutto una festa
dalla punta dei miei piedi
ai capelli sulla testa
ero come una sorgente
che guidava la bacchetta
del rabdomante
noi facevamo il male
il male era fatto bene.
Carico i commenti... con calma