Film del 1992, diretto da James Foley, dalla forma asciutta ed essenziale, con ambientazioni semplificate per esaltare dialoghi e prove attoriali, intenso e serrato nella sua ora e mezza di durata.

Cast eccellente: Jack Lemmon, Al Pacino, Kevin Spacey, Ed Harris, Alec Baldwin e Alan Arkin. Sceneggiatura snella ed impeccabile, taglio realistico intenso e riuscito, grande lavoro di David Mamet.

Tagliente nelle espressioni, prepotente nelle intenzioni, il film denuncia le pretese di un'azienda americana (una qualsiasi se vogliamo) che non vuole e non può permettersi di non ottenere risultati. Ottimizzare al massimo, ridurre i costi, premiare i vincenti e cacciare a calci nel culo chi non ottiene risultati decenti. In questo caso il quadro è definito da quattro colleghi/rivali, venditori di lotti di terreno che si vedono messi sotto pressione da un incazzato dirigente della sede centrale, che ricorda loro che il posto di lavoro non è poi così scontato se l'efficienza cala. Al di la dei toni estremamente brutali, i dipendenti vengono umiliati, maltrattati, minacciati.

Ed ecco emergere le ansie e le paure di uomini che si attaccano a qualsiasi possibile soluzione per "sopravvivere", per non perdere appunto il lavoro. C'è rabbia, sconforto, grinta, paura. Reazioni diverse, alcune figlie della disperazione che spinge a gesti privi di etica, contro l'azienda, contro i colleghi. Il tutto in termini quasi brutali, con lessico sboccato, efferato, tagliente. Nessuno escluso.

Negli occhi di Jack Lemmon si legge la grandezza di un attore che stupisce per l'intensità del suo ruolo drammatico. Ogni passo è intriso di passione per questo ruolo. Un'interpretazione che smuove le budella. Prove attoriali strepitose che, come nel caso di Al Pacino, lasciano intravedere il grande stile, la grande personalità e la creatività attoriale che trasmigra nel personaggio, appunto il venditore, che diventa di una credibilità impressionante. E quindi coinvolge, convince, crea tensione. Forte anche Ed Harris, pieno di rabbia, possente Baldwin nei panni del dirigente mandato a svegliare la squadra "sottotono".

E' un film estremamente drammatico, che lascia intendere come non ci sia spazio per la pazienza o possibilità di vivere di rendita. Risultati o fuori dalle palle. "Sei un buon padre? Non frega un cazzo, vai a giocare coi tuoi figli, ma levati dalle palle, qui devi pensare a chiudere". E non c'è spazio per drammi o problemi personali, perché il lavoro è il primo pensiero, canalizza l'intera energia, tutto il tempo, e tutto il resto diventa inevitabilmente sfuocato e disperatamente poco gestibile.

Un quadro completo e spaventoso, ma ahimè, reale, della realtà aziendale americana e delle vittime che inevitabilmente produce. Prodotto di indubbia qualità.

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