Rompo subito il ghiaccio con una confessione: questo film mi è piaciuto. E anche molto.

Ora, non siamo di fronte alla pellicola del secolo. Nulla di innovativo in maniera eclatante, ma senza cercare l'innovazione a tutti i costi, nulla di straordinario neanche a livello qualitativo.
Ok, belle le ambientazioni cupe e lugubri nella Baltimora ottocentesca, ma abbiamo visto di meglio. Sangue ce n'è, e ce n'è tanto: ma anche qui, niente fiumi, niente secchiate di frattaglie e interiora di pecora e corn-flakes. Una trama intrigante? Forse; ti tiene in sospeso ma non decolla, non ti ritrovi mai col cuore in gola: suspence a basso potenziale. In un film che titola come una poesia di Poe, uno si aspetterebbe una discesa nel Maelstrom della mente umana, qualcosa che scavi negli abissi senza pace, qualcosa che ti mostri l'ombra oscura che nascondi dentro quando ti guardi allo specchio. Niente di tutto questo.

La trama è piuttosto semplice: c'è in giro un serial killer che uccide seguendo quanto narrato nei racconti del grande Poe. Lo scrittore viene contattato dalla polizia e accetta di collaborare con gli sbirri quando il killer lo sfida apertamente e rapisce la sua innamorata. 

Ecco, nulla, NULLA che non troviate in decine e decine di altri film "thriller", o "polizieschi". Si potrebbero benissimo risparmiare otto euro (sì, costa otto FOTTUTI euro andare al cinema) e starsene a casa a stronzeggiare allegramente, o si potrebbe uscire e andare a bere Whisky e coca, si potrebbe andare ad una bellissima mostra d'arte e chi più ne ha più ne metta.

Ecco. Se non vi è mai capitato di leggere Edgar Allan Poe - e intendo leggere sul serio, tipo spararsi tutti i suoi racconti e roba simile - potete interrompere qui la lettura, il film non vi farà impazzire, garantito, cioè sì due ore piacevoli ma francamente boh niente di che.

Viceversa, se avete letto Poe.

Ma intendo proprio se avete letto Poe, cioè che tipo vi siete sparati tutti i suoi racconti. Ecco: allora troverete in questo film qualcosa di straordinario.

Già, perchè il buon McTeigue non sceglie di creare il suo Edgar Allan Poe come una sorta di eroe post-post-post-moderno, tipo quella specie di ninja-genio-esperto-in-qualsiasi-cosa che è stato lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie (ricordate? Eh?). E non ce lo dipinge nemmeno come un tenebroso eroe maledetto sempre imbronciato e in guerra col mondo.

Questo Edgar Allan Poe è descritto come un uomo. Un uomo preoccupato come tutti per i propri problemi. Nessuna aura mistica intorno, nessun connotato da eroe. Questo Poe è esattamente come doveva essere, anzi come IO mi immagino dovesse essere il vero Edgar Allan Poe. Nessun ghigno malefico in barba al mondo intero, nessun asso nella manica, nessun colpo di scena tipo vi-ho-fregati-quando-pensavate-di-aver-vinto-voi. Nessuna scazzottata in cui dimostra di saperla lunga. Solo uno scrittore in crisi - una crisi imminente e umana - con problemi di alcolismo. Occhi da cerbiatto ferito, occhi che lasciano trapelare il vero, grande dolore che il vero grande Poe doveva provare. Sublime.

Carico i commenti... con calma