Che l'horror al di là dell'Atlantico stia subendo una forte fase di involuzione è un fatto ormai assodato. Le produzioni hollywoodiane (ma non solo) non riescono più a competere sul piano della qualità con i titoli importanti che da alcuni anni a questa parte l'Europa ha dato alla luce: in particolare Francia e Inghilterra hanno puntato forte verso l'horror indipendente e a basso costo, ottenendo dei risultati quantomeno inaspettati. L'America continua invece ad adagiarsi su produzioni più o meno degne e su soggetti che nella maggior parte dei casi lasciano il tempo che trovano.
Per fortuna però qualcosina di buono ogni tanto viene fuori. E' il caso del lungometraggio "Orphan", opera terza dello spagnolo Jaume Collet Serra, già autore dell'horror "La maschera di cera" (2005) e di "Goal II" (2007), nonchè regista del recente "Unknown" con Liam Neeson.
Fin dal titolo il film si porta dietro tutti i clichè derivanti dai cinema dell'orrore che hanno come protagonisti i "bambini". In questo caso è Esther la ragazzina di turno che sembra possedere una malvagità al di fuori del comune. Adottata da una famiglia con problemi di alcool e tradimenti in passato, Esther "deve" colmare il vuoto di Jessica, morta prematura durante il parto. Da quì l'inizio di eventi alquanto strani in cui Esther (interpretata dalla giovane Isabelle Fuhrman), dimostra di possedere una spiccata capacità di manipolazione delle altrui personalità, nonchè una buona dose di coraggio. Si susseguono nelle due ore di film (troppe), eventi che non ci si aspetta siano generati da una così piccola e bella bambina...
Al di là quindi di una lunga serie di banalità affini alle pellicole sui "Fanciulli demoniaci", "Orphan" riesce a piazzare alcuni colpi che gli valgono almeno la sufficienza. Merito va al regista che travalicando questo genere "bambinesco" molto spesso legato ai "colpi sonori" più che all'horror vero e proprio non disdegna qualche scena gore: lei che spacca la testa a martellate ad una suora è forse l'apice ma anche i minuti finali non sono da meno. Inoltre c'è un altro punto a favore di Serra, cioè quello di aver tratteggiato dei personaggi difficili, svelandoci prima di tutto il loro passato e dando quindi una lunga serie di spunti psicologici che caratterizzano le azioni dei protagonisti per tutta la durata del film. Sono questi due meriti quelli che permettono ad "Orphan" di sollevarsi dalla moderna mediocrità d'oltreoceano: inoltre il fatto di aver trattato così apertamente un tema come quello dell'adozione (pur senza lanciare alcun tipo di messaggio) lo ha reso uno dei titoli horror più discussi del 2009. Insomma, un filmetto dell'orrore più o meno riuscito. Tanta roba per degli Stati Uniti in crisi orrorifica.
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